• 19 Aprile 2024 5:19

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sant’Annibale di Francia

Lettura Sir 44,1.9-13; Sal 149; Mc 11,11-25

Riflessione biblica

“Ebbe fame. E avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa, ma non trovò altro che foglie” (Mc 11,1-25). Il “fico sterile”, pieno di foglie ma senza frutti, è immagine di una fede che languisce, che si esprime in cerimonie curate, in altisonanti programmi pastorali e in progetti di condivisione fraterna, ma che non portano alla comunione con Dio: “Questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani” (Is 29,13). Anche Gesù ci ha messo in guardia: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15,5-6). In base a ciò, le parole di Gesù: “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!” (Mc 11,14) non vanno prese come una maledizione, ma come un forte ammonimento profetico. Gesù è venuto per purificare i nostri cuori, per professare con sincerità e coerenza la nostra fede: “Abbiate fede in Dio!” (Mc 11,22). Non bastano le cerimonie ricche, i programmi pastorali abilmente elaborati, la solidarietà fraterna che mi fa essere materialmente vicino al prossimo. Bisogna operare tutto in comunione con Gesù: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me” (Gv 15,4). L’importante non è la buona riuscita delle nostre opere, ma che tutto sia fatto in Cristo, con Cristo e per Cristo e con un amore attento, sincero e profondo: “Qualunque cosa fate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità. Servite il Signore che è Cristo!”

Lettura esistenziale

«Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!» (Mc 11, 17). Là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Gesù trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Certo, il bestiame lì in vendita era destinato ai sacrifici da immolare nel tempio. E poiché nel tempio non si potevano usare le monete su cui erano rappresentati gli imperatori romani, bisognava cambiarle in monete che non portassero immagini idolatriche. Ma tutto ciò poteva essere svolto altrove e non dentro il tempio. Con il suo gesto profetico, Gesù vuole ristabilire l’ordine nel tempio che è stato costruito per essere una “casa di preghiera” e non “una spelonca di ladri”. Paolo scrive che il nostro corpo è tempio di Dio e il gesto compiuto da Gesù ci fa riflettere se per caso anche nel nostro cuore non vi sia un “mercato”, se per caso non vi siano degli idoli che prendono il posto di Dio. Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendogli di cacciare dalla nostra vita tutto ciò che Gli è contrario?