• 21 Maggio 2025 4:24

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Venerdì della III settimana di Pasqua

Letture: At 9,1-20   Sal 116   Gv 6,52-59

Riflessione biblica

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,52-59). Nella fede e nella potenza dello Spirito che opera in noi, mangiando il corpo di Gesù e bevendo il suo sangue, entriamo in comunione di vita con Gesù. pane-300x157 Vero cibo e vera bevandaNon viviamo più noi, ma vive in noi Cristo che ci assimila a sé. La vita eterna penetra nella nostra vita e siamo in comunione di vita con Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56), è dinamismo che investe la nostra esistenza “non vivo più io, ma vive in me Cristo” (Gal 2,20), ricerca costante e anelante di colui che è la nostra vita: “che io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,10-11). Non abbiamo bisogno di attendere una vita futura, ma la vita futura entra in noi mangiando il corpo di Gesù. Così, la vita, segnata dalla presenza di Gesù in noi, è sempre orientata a lui: “Colui che mangia me vivrà per me” (Gv 6,57). Per mezzo di Gesù, viviamo la nuova vita: lui nel suo grande amore ci comunica la sua vita divina, opera in noi la divina unione con lui, ci trasforma in creature rinnovate dall’amore e partecipi della sua risurrezione. E così ci mette in comunione con il Padre, sorgente prima di ogni vita: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me” (Gv 6,57). Come Gesù, “viviamo per Dio” (Rom 6,10-11): orientati a lui e al Padre, “qualunque cosa facciamo, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). Orientati a lui, dimoriamo in lui e nell’amore portiamo molto frutto (Gv 15,5) e “ci rafforziamo nella conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13).

Lettura esistenziale

Eucarestia-300x169 Vero cibo e vera bevanda“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54). Questo è il nucleo del cristianesimo che ci rivela il vero Volto di Dio: non un Dio che chiede offerte e sacrifici, ma un Dio che dona Se stesso perché in noi fiorisca la vita. Gesù ha scelto il pane come simbolo dell’intera sua vita perché per arrivare ad essere pane c’è un lungo percorso da compiere, un lavoro tenace in cui si tolgono cortecce e gusci perché appaia il buono nascosto di ogni cuore: spiga dentro la paglia, chicco dentro la spiga, farina dentro il chicco. Il percorso del pane è quello di coloro che amano senza contare le fatiche. A cosa serve alla fine tutto questo? Serve a saggiarci il cuore. Dio permette la prova nella nostra vita perché sa che dentro di noi c’è del buono, vuole soffiare via la pula perché appaia il chicco, togliere la crusca perché appaia la farina. Dio vuole fare emergere il buono presente in ciascuno di noi. Cristo si fa pane perché anche ognuno di noi, prima di morire, possa diventare pane per qualcuno, un pezzo di pane che sappia di buono per le persone che ama. E goccia di sangue, che è il simbolo di tutto quanto abbiamo di buono e di caldo e di vivo, che mettiamo a disposizione di chi amiamo e, ancor più, di chi ha bisogno di essere amato. Dio è pane incamminato verso la mia fame. Sapermi cercato, nonostante tutte le mie distrazioni, nonostante questa mia vita superficiale e le risposte che non do, sapere che io sono il desiderio di Dio è tutta la mia forza, tutta la mia pace (Ermes Ronchi).