• 2 Maggio 2024 1:43

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Santi Pietro e Paolo

Letture: At 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

Riflessione biblica

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,13-19). Pietro l’ha proclamato dinanzi a Gesù e lo continua a proclamare, invitandoci a vivere il nostro profondo legame con Gesù: “Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la méta della vostra fede, la salvezza delle anime” (1Pt 1,9). Le parole di Pietro sono il centro del nostro vivere cristiano. Pietro è la “roccia, ma Gesù è “il fondamento” (1Cor 3,10-11) e “la pietra d’angolo”: “Non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (Ef 2,19-20). pietro-e-paolo--300x169 Voi chi dite che io siaGesù è il Messia, venuto a guarire le nostre ferite e investe Pietro da ambasciatore della riconciliazione (2Cor 5,20): “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Gesù è il Figlio del Dio vivente, in lui si fonda la nostra fede e la nostra speranza: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 3,21.24). Su Gesù, “pietra angolare”, ciascuno edifica secondo quel carisma che Dio gli ha concesso: “A ciascuno è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo” (Ef 4,7), per “edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,12-13). E su tale certezza si basò la missione di Paolo: “Quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti” (Gal 1,15-16). E Paolo l’ha presa sul serio tale missione: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, ma una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Tutto parte da una convinzione di fede: Dio mi ha costituito “ministro della nuova alleanza” (2Cor 3,6) e da un grande amore: “L’amore di Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti, perché tutti quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,14-15). Un’amore senza limiti per colui che per amore l’ha scelto e l’ha reso “apostolo, missionario del Vangelo”. Paolo ci ricorda che amare Gesù è vivere in lui: “Io vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20), operare in lui: “Tutto ciò che fate, tutto fate nel nome di Gesù” (Col 3,17), lasciarsi guidare dal suo amore: “camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2).

Lettura esistenziale

gesu-pietro-300x192 Voi chi dite che io sia“Ma voi chi dite che io sia?” (Mt 16, 15). La Parola di Dio oggi ci interpella con una questione cruciale: “Chi è per te Gesù di Nazaret?”.  La risposta di Pietro è netta e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. Pietro e gli altri apostoli, dunque, a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio. Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire che non basta credere che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna seguirlo sulla sua stessa strada, quella della croce (cfr Mc 8,31-33). Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, “la” via che conduce alla vita.

Questa via è l’amore, che è l’espressione della vera fede. Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui. Lo afferma chiaramente san Giacomo: “Se la fede non è seguita dalle opere, in se stessa è morta” (Gc 2,17).

San Giovanni Crisostomo, proprio commentando il passo citato della Lettera di Giacomo scrive: “Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza. Quando dunque leggi nel Vangelo: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio» (Gv 17,3), non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento purissimi”.