• 16 Aprile 2024 8:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Un testimone della fede di lunghissima data o, per dirla col giovane prete don Giuseppe Inglese, “un sacerdote innamorato di Dio”. Monsignor Calogero Russo accenna un sorriso sul suo volto sereno, nonostante le notevoli sofferenze sopportate: 103 anni a maggio, lunedì prossimo taglierà il traguardo dei suoi 80 anni di sacerdozio.
La cerimonia sarà intima, nel suo “Piccolo oratorio Gesù maestro”, allestito a casa di padre Russo a Partanna, dove, oramai da anni, lui celebra la santa messa. Nella storia di questo prete c’è anche il tempo di Covid da raccontare, come se non fossero bastati la Seconda Guerra Mondiale e il terremoto nella Valle del Belìce del 1968.
Una lunga vita per oltre tre quarti vissuta con l’abito talare.
A partire dall’ottobre 1929 quando, ad appena 11 anni, entrò nel Seminario vescovile di Mazara del Vallo. La sua vocazione era maturata nell’ambiente di famiglia: papà fabbro, mamma casalinga, discreti proprietari terrieri, “due esempi dell’accoglienza dei poveri e dei bisognosi ai quali elargivano sempre qualcosa in natura”, raccontano le cronache del tempo.
  “Nonostante il desiderio del Seminario, quando salutai papà, piansi”, scrisse nella sua prima lettera . Erano i tempi del secondo conflitto mondiale e quegli studi anticipati in seminario lo portarono ben presto a diventare sacerdote. L’8 marzo 1941, a soli 22 anni, con dispensa di Papa Pio XII e dietro segnalazione del Vescovo monsignor Salvatore Ballo, venne ordinato sacerdote nella Cattedrale di Mazara del Vallo: “Durante il rito della mia ordinazione sentivo il terribile rombo degli aerei che sorvolavano sulla Cattedrale e, ancor di più, sentivo l’assenza di mio fratello che era combattente”, ricorda l’anziano prete.
Russo ha avuto assegnati incarichi istituzionali (vice-rettore del Seminario, segretario dei Vescovi Ballo e monsignor Gioacchino Di Leo ma anche reggente pro-tempore della Diocesi nell’anno 1949-1950, durante la sede vacante dell’episcopato, per volere del Cardinale Ernesto Ruffini), ma grande è stato l’impegno tra la gente. Arrivato a Partanna da sacerdote, sua città d’origine, si volle far conoscere famiglia per famiglia. Il territorio della sua prima parrocchia conta 7 mila persone. È per loro che comprò centinaia di copie del Vangelo.
 L’esperienza del terremoto nella Valle del Belìce lo segnò particolarmente. Scese tra gli sfollati, a mani nude, incontrò e aiutò le persone che avevano bisogno, a tal punto che Papa Paolo VI gli donò una utilitaria per muoversi meglio. Girò tra le baracche e col megafono annunciò gli orari delle messe e le attività pastorali.
 Casa sua, in questi anni, è diventato luogo di pellegrinaggio di tantissimi sacerdoti. Tra questi anche don Andrea Santoro che poi, da missionario, è stato trucidato in Turchia nel 2006. 
Il Vescovo monsignor Domenico Mogavero ha voluto che a casa sua si allestisse un “Piccolo oratorio Gesù maestro” dove in questi anni padre Russo ha potuto continuare a celebrare la santa messa, seguita da alcuni fedeli. Oggi la celebrazione è sospesa a causa del Covid-19.