di Salvatore Di Bartolo – “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.” Il 7 giugno 1984, Enrico Berlinguer si trovava su un palco di Piazza della Frutta a Padova per un comizio elettorale; di lì a poco si sarebbero tenute le elezioni europee. Durante il discorso, il leader comunista fu improvvisamente colto da un malore, ma ciò nonostante volle comunque proseguire il suo discorso fino alla fine. Rientrato in albergo andò in camera a riposarsi ma entrò in coma. Fu quindi ricoverato all’ospedale Giustinianeo dove morì quattro giorni dopo. Era l’11 giugno 1984. La sua salma sarebbe rientrata poi a Roma a bordo dell’aereo presidenziale insieme a Sandro Pertini.
Politico di elevata statura, promotore di un comunismo indipendente da quello di matrice russa, progettò insieme ad Aldo Moro il compromesso storico e pose alla politica lo spinoso tema della questione morale. Fu molto amato ed apprezzato, anche dai suoi avversari politici, tanto che il giorno del suo funerale a Roma, la sua bara fu circondata da una folla oceanica.
Al suo funerale parteciparono infatti più di un milione di persone. Mai nell’Italia repubblicana si era registrata una manifestazione di tale ampiezza nei confronti di una figura politica. Sull’onda emotiva della sua scomparsa, alle elezioni europee del 1984 il suo PCI superò per la prima ed unica volta la Democrazia Cristiana nei consensi (33,33% contro 32,97%).
Sotto la sua segreteria, nel 1976, il PCI aveva già ottenuto il suo massimo risultato elettorale, uno storico 34,4%.
Tutt’oggi, a ben 37 anni dalla sua scomparsa, rappresenta un faro valoriale ed un punto di riferimento per giovani e meno giovani.