• 29 Aprile 2024 4:55

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Francesco Polizzotti – polizzotti-243x300 40mo Caritas Messina: Comunità creative che sanno sognare insiemeSi è tenuto giovedì 29 dicembre 2022 presso l’Auditorium Mons. Fasola (via Filippo Bianchi, 28), il tradizionale appuntamento con il Convegno della Caritas Diocesana di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, giunto alla sua 40° edizione. Tema di quest’anno “Comunità creative. Per coltivare sogni di fraternità ed essere segni di speranza”.

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don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana

La Caritas diocesana ha chiesto a don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, e a padre Giuseppe Riggio SJ, direttore della Rivista “Aggiornamenti Sociali”, di guidare la riflessione sulla centralità della comunità per superare ogni forma di individualismo e acquisire sempre più uno stile sinodale. Davanti ad una platea di operatori pastorali, operatori sociali e soggetti istituzionali è stato portato in scena il lavoro del laboratorio teatrale sostenuto dalla Caritas diocesana sulle arti e i mestieri del teatro dal titolo “Il teatro per sognare”, nato all’interno della Casa Circondariale di Messina nel 2017 e da cui ha avuto origine la sala teatrale “Piccolo Shakespeare” e “la Libera Compagnia del Teatro per Sognare” femminile e maschile di media e alta sicurezza, con la presenza in sala di detenuti attori e delle studentesse di Giurisprudenza e Scienze politiche del progetto “Liberi di essere liberi”, realizzato in collaborazione con l’Università di Messina.

I lavori sono stati introdotti dall’Arcivescovo S.E. Mons. Giovanni Accolla, presidente della Caritas diocesana e dal Direttore Don Antonino Basile. Ha coordinato il convegno Enrico Pistorino, Coordinatore dell’Osservatorio Povertà e Risorse della Caritas diocesana e referente dei progetti 8xmille sostenuti in diocesi.

La questione caritativa e assistenziale, così come il sostegno alle fasce più deboli e rese povere dal perpetuarsi della crisi economica e dalla perdita di reddito crescente, rappresenta per molti l’elemento caratteristico degli interventi delle Caritas diocesane. Tuttavia, rimangono sullo sfondo esperienze importanti di aiuto all’imprenditoria sociale, all’avvio di percorsi (processi) in collaborazione con i territori, al tradurre i principi statutari della Caritas in azioni collettive in cui i poveri, i bisognosi, quanti si ritrovano in una condizione di vulnerabilità e di emarginazione sociale trovano uno spazio di crescita, di ascolto, di accompagnamento verso traiettorie di vita migliori. I progetti 8xmille ne sono una testimonianza! Ma come ha ricordato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, non possiamo ridurre il nostro impegno a progetti che iniziano e finiscono. “In questi giorni di valutazione dei progetti di servizio civile è ricorrente leggere come sia chiaro alle Caritas diocesane questa dimensione. Non solo iniziative i cui destinatari sono gli altri ma l’intera comunità, ad iniziare dagli stessi volontari coinvolti nei progetti. Stesso discorso vale, ha continuato don Marco, per le nostre opere segno, quelle realtà nate proprio come braccio operativo delle nostre Caritas, chiamate ad essere “opere parlanti”, come aveva detto Benedetto XVI nella Basilica vaticana il 24 novembre 2011 proprio in occasione del 40mo della Fondazione della Caritas italiana.

“Vi auguro di sapere coltivare al meglio la qualità delle opere che avete saputo inventare. Rendetele, per così dire, «parlanti», preoccupandovi soprattutto della motivazione interiore che le anima, e della qualità della testimonianza che da esse promana. Sono opere che nascono dalla fede. Sono opere di Chiesa, espressione dell’attenzione verso chi fa più fatica. Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi”.

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Padre Giuseppe Riggio

Don Marco ha così presentato ai partecipanti alcune suggestioni, parole chiave, piste di lavoro verso cui la Caritas italiana si sta muovendo. Da tempo le Caritas si stanno chiedendo come i servizi di prossimità delle mense, dei servizi di bassa soglia, delle case di accoglienza e dormitori rischiano di vedere gli Altri solo come destinatari di un servizio e non il “paralitico” del Vangelo (Mc 2,3). In questa pagina ritroviamo la funzione della Comunità rappresentata proprio dalla folla e da quei quattro che “si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone”.  L’aiuto verso gli altri, ha aggiunto don Marco, deve essere permeata dalla relazione. Senza questa ogni sforzo rischia di essere isolato dal resto della società. Lo stesso Benedetto XVI, sempre durante l’udienza del 24 novembre 2011, ricordava quanto insegna il Concilio Vaticano II: «Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia» (Apostolicam actuositatem, 8). L’umile e concreto servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire né, tantomeno, assopire la coscienza collettiva e civile. Le si affianca con spirito di sincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nella piena coscienza della sussidiarietà”.

Ecco l’appello perché tutta la Comunità si senta partecipe degli aiuti offerti ai poveri. Durante la sue esperienza pastorale don Marco ha voluto raccontate un episodio che forse traccia anche un modello di intervento ancora non del tutto presente nei nostri progetti. “Ricordo quando ho chiesto alla mia comunità di preparare ed accoglie a pranzo le persone che ordinariamente si recavano alle nostre mense. A malincuore, quell’iniziativa fu un fallimento. Non perché mancasse la disponibilità dei parrocchiani ma perché nessuno dei nostri poveri si presentò a quell’invito”. La relazione è fondamentale ha insistito don Marco. Resta una dimensione su cui dobbiamo lavorare maggiormente ha aggiunto spesso nelle sue riflessioni.

Ad aiutare questo lavoro ci ha pensato Papa Francesco. Le tre vie per la carità, Francesco le ha indicate ai partecipanti all’udienza che ha concesso ai rappresentati di Caritas Italiana nel 50mo di vita: la via dell’umili, la via del Vangelo e la via della Creatività. “Nell’attuale cambiamento d’epoca le sfide e le difficoltà sono tante, sono sempre di più i volti dei poveri e le situazioni complesse sul territorio” disse il Papa in sala Nervi il 26 giugno 2021. In quell’occasione Bergoglio sottolineava come “sono i poveri che mettono il dito nella piaga delle nostre contraddizioni e inquietano la nostra coscienza in modo salutare, invitandoci al cambiamento”. Un cambiamento che esige per l’appunto “creatività”, ponte tra diritti individuali da affermare per ogni persona e relazioni educative comunitarie perché “nessuno si salva da solo”,  nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. (FT, n.8).

Padre Giuseppe Riggio, ha portato in dote ai convegnisti la propria esperienza dapprima vocazionale e successivamente dentro la Compagnia di Gesù. Stare tra i poveri esige anche un coinvolgimento che non rimanga fascinazione sembra dire il direttore di “Aggiornamenti Sociali”.  Richiamando sempre il n.8 di Fratelli Tutti, padre Giuseppe, ha ricordato come “da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme”.