• 27 Ottobre 2024 1:34

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Ad ognuno il suo, a Dio tutto

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della IX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Tb 2,9-14; Sal 111; Mc 12,13-17

Riflessione biblica

“Ciò che è di Cesare rendetelo a Cesare, e ciò che è di Dio, a Dio” (Mc 12,13-17). Affermazione importante di Gesù, uomo libero ma sapienzialmente avveduto. Non cade nella trappola dei suoi avversari, ma ci impartisce un’insegnamento fondamentale circa il rapporto con l’autorità civile. Anche se il cristiano mette al primo posto Dio, l’autorità civile va rispettata e obbedita, perché “non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rom 13,1-2). Egli obbedisce alle leggi: “È necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza” (Rom 13,5); contribuisce allo sviluppo sociale del suo Stato: “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto” (Rom 13,7). E tutto ciò perché il detto di Gesù non opera distinzione tra “potere civile” e “potere divino”, ma vuole il rispetto dell’autorità e dei doveri civili e religiosi che ne derivano: “Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio” (1Pt 2,13-16). La motivazione più profonda, quindi, è l’amore: non si pagano “i tributi o le tasse” solo per un dovere civile di solidarietà, ma perché ciò contribuisce a stabilire quella pace sociale che dà a ciascuno benessere materiale e benessere spirituale: “Per questo, voi pagate le tasse, perché non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge” (Rom 13,6-8). Rispettare le leggi dello Stato è una testimonianza d’amore a Dio e al prossimo.

Lettura esistenziale

«Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?» (Mc 12, 14). Il Vangelo odierno evidenzia la volontà, da parte delle autorità religiose del tempo, di riuscire a cogliere in fallo Gesù per toglierlo di mezzo. Esse gli mandano una delegazione di farisei ed erodiani, convinti di prenderlo in trappola con la domanda sulla liceità del pagamento del tributo a Cesare. La trappola è ben congegnata: È lecito o no pagare il tributo a Roma? Stai con gli invasori o con la tua gente? Con qualsiasi risposta Gesù avrebbe rischiato la vita, o per la spada dei Romani, come istigatore alla rivolta, o per il pugnale degli Zeloti, come sostenitore degli occupanti. Gesù supera splendidamente il tranello: chiede una moneta. In essa è riportata l’effige dell’imperatore, conclude quindi con la celebre frase che lascia tutti meravigliati: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Mc 12, 17).“Ogni uomo e ogni donna vengono al mondo come vite che risplendono, come talenti d’oro su cui è coniata l’immagine di Dio e l’iscrizione: tu appartieni alle sue cure, sei iscritto al suo Amore. Restituisci a Dio ciò che è di Dio, cioè te stesso. A Cesare le cose, a Dio le persone. A Cesare oro e argento, a Dio l’uomo. A me e ad ogni persona, Gesù ripete: tu non appartieni a nessun potere, resta libero da tutti, ribelle ad ogni tentazione di lasciarti asservire. Ad ogni potere umano il Vangelo dice: non appropriarti dell’uomo. Non violarlo, non umiliarlo: è cosa di Dio” .