• 19 Aprile 2024 0:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione

Lettura Tb 2,9-14; Sal 111; Mc 12,13-17

Riflessione biblica

Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio”. Al di là della malizia dei suoi avversari, Gesù ci impartisce un’insegnamento fondamentale del nostro rapporto con l’autorità civile: anche se il cristiano mette al primo posto Dio, l’autorità civile va rispettata e obbedita. Il cristiano, infatti, sa che “non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rom 13,1-2). In base a ciò, non esistono due autorità separate, ma due modi di vivere l’unico progetto di Dio, per vivere bene e in pace con tutti. Il credente in Dio deve sapersi “sottomettere alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini” (Tt 3,1-2). Il detto di Gesù non opera una distinzione tra “potere civile” e “potere divino”, ma indica un comportamento rispettoso dell’autorità e dei doveri civili e religiosi che ne derivano: “Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio” (1Pt 2,13-16).
Ed è l’amore a Dio e al prossimo che riscalda il detto di Gesù e ci rende sempre pronti a rispettare i comandamenti di Dio e le leggi dello Stato. Pertanto, non si pagano “i tributi o le tasse” solo per un dovere civile di solidarietà, ma perché ciò contribuisce a stabilire quella pace sociale che dà a ciascuno benessere materiale e benessere spirituale: “Per questo, voi pagate le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto. Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge” (Rom 13,6-8). Rispettare le leggi dello Stato è una testimonianza d’amore a Dio e al prossimo.
Farisei ed erodiani, nemici tra loro, si alleano contro Gesù, cercano di attirarlo in una trappola, tentarlo, risucchiandolo nel vortice del potere, del dominio dell’uno sull’altro. Sono le unioni “contro” e non “per” qualcuno, le logiche degli schieramenti, dei giochi politici, che hanno come unico obiettivo vincere a tutti i costi. Il bisogno di avere potere sull’altro, spesso risponde al timore di essere altrimenti sottomessi, di dover subire dall’altro e così per sottrarci al ruolo di vittima, alla frustrazione, che viene dal sentirsi inferiori, minacciati, ricerchiamo il potere, come unica soluzione possibile, cerchiamo appartenenze ed alleanze con i potenti, rimanendo tutti incastrati nel dualismo grande /piccolo, superiore/inferiore, vittima/carnefice. Questa dinamica con il potere, attraversa spesso le nostre azioni, sia nelle relazioni interpersonali, sia nelle relazioni comunitarie, lavorative e sociali, quando attingiamo alle logiche del mondo e non cerchiamo in fondo al cuore dinamiche nuove, che superano il dualismo, per ritrovare l’unità nell’amore, che ci rende uguali nella diversità. Gesù fa un altro gioco, non possiede e non conosce la moneta di Cesare. Chi è Cesare? Chi è Dio? Con Gesù possiamo guardare questa moneta, interrogarci sulle nostre immagini interiori, sulle nostre vere schiavitù, sui bisogni assoluti di raggiungere ruoli e posizioni importanti, di perseguire modelli introiettati di personaggi ideali, di avere tanta visibilità. Domandarci chi abita in noi, chi guida le nostre scelte: Cesare, che ci da una moneta in cambio della sottomissione? Dio, che ci ama gratuitamente donandoci tutto? Gesù nella certezza della Sua identità di figlio, rispondendo, ci mostra che la libertà è ciò che ci rende simili a Dio e quel potere che toglie la libertà è rinuncia a Dio, alla nostra identità. “Date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio”: siamo noi di Dio e siamo fatti per amare Dio, lo amiamo amando i fratelli e così rimaniamo in lui. Solo nell’amore siamo liberi! Gesù non condanna l’autorità, ma quando viene da Dio è basata su valori umani profondi, è servizio per il bene comune e la giustizia, è amore dei fratelli, solidarietà, attenzione all’ultimo. Chi riconosce il dominio di Cesare, è già in un’altra dinamica e riesce a stare in logiche di schiavitù.
Nella notte dei santuari, attraversando la porta della speranza chiediamo alla nostra Madre Celeste, che ci accompagni e ci guidi nel cammino della vita, affinché, quando le tante tentazioni del mondo rischiano di disorientarci, ci attiri a se con il Suo sguardo d’Amore, ci guidi e ci protegga.