Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario
Letture: 2Cor 8,1-9 Sal 145 Mt 5,43-48
Riflessione biblica
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,43-48). Tutti siamo d’accordo: il primo comandamento è “amare”, ma tutti siamo convinti che amare è difficile. Gesù ci dà tre suggerimenti per superare tale difficoltà: tutti siamo figli di Dio e fratelli tra noi; amare non per simpatia ma per convinzione: solo l’amore salva il mondo; aspirare ad essere perfetti com’è perfetto il Padre celeste. Tutti siamo figli di Dio: l’universalismo dell’amore cristiano abbraccia ogni uomo, lontano e vicino, buono e cattivo, deve essere come quello di Dio, che “fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45) e come quello di Gesù: “l’amore di Cristo ci spinge… egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi ma per colui che è morto ed è risuscitato per loro” (2Cor 5,14-15). Amare per convinzione, perché solo l’amore edifica: “Non ci stanchiamo mai di fare il bene, perché se non ci stanchiamo, a suo tempo mieteremo. Dunque, finché abbiamo tempo, facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai nostri fratelli di fede” (Gal 6, 9-10); inoltre, “la carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità” (1Cor 13,4-6). Aspirare ad essere perfetti com’è perfetto il Padre celeste: “Fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 4,32-5,2). ciò è possibile se facciamo un vero cammino di fede: guardiamo l’amore perfetto di Dio e accettiamo le nostre fragilità e quelle del prossimo. Se vogliamo misericordia, dobbiamo fare misericordia (Mt 18, 21-35).
Lettura esistenziale
“Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,44s). Fare ciò che Dio fa, essere come il Padre, qui è tutta l’etica biblica. E che cosa fa il Padre? Fa sorgere il sole. Mi piace questo Dio solare, luminoso, splendente di vita, il Dio che presiede alla nascita di ogni nostro mattino. Il sole, come Dio, non si merita, si accoglie. Fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni. Addirittura Gesù inizia dai cattivi, forse perché i loro occhi sono più in debito di luce, più in ansia. Cristo vuole degli uomini liberi, padroni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di disinnescare la spirale della vendetta e di inventarsi qualcosa, un gesto, una parola, che faccia saltare i piani e che disarmi. Così semplice il suo modo di amare e così rischioso. Quello che Gesù propone è una presa di posizione coraggiosa: tu porgi, fai tu il primo passo, cercando spiegazioni, disarmando la vendetta, ricominciando, rammendando tenacemente il tessuto continuamente lacerato dalla violenza. Credendo all’incredibile: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. «Amatevi, altrimenti vi distruggerete. È tutto qui il Vangelo» (D.M. Turoldo). Violenza produce violenza, in una catena infinita. Io scelgo di spezzarla. Di non replicare su altri ciò che ho subito, di non far proliferare il male. Ed è così che inizio a liberare me nella storia. Allora siate perfetti come il Padre… non “quanto”, una misura impossibile che ci schiaccerebbe; ma “come” il Padre, con il suo stile fatto di tenerezza, di combattiva tenerezza (Ermes Ronchi).