di Giovanni Mossuto – Favara, era il 2014, al convento San Francesco da qualche anno un frate francescano voluto bene da tutta la città diede vita a una ospitalità incondizionata, solidale, gratuita a ragazzi immigrati in difficoltà con una meravigliosa esperienza di accoglienza, di dialogo, di condivisione e di integrazione chiamata la Tenda del Padre Abramo. In pochi mesi quei luoghi di preghiera e meditazione si riempirono di umanità, di storie e speranze.

Chiesi a Fra Giuseppe Maggiore guardiano del Convento di Favara e fondatore della Tenda del Padre Abramo, se potevamo aiutare qualche ragazzo bisognoso di lavoro.
Mi indicò un ragazzo nigeriano, arrivato al convento, da qualche settimana, da Bologna dopo aver vissuto in quella città difficoltà abitative e lavorative. Mi disse “un bravo ragazzo un padre di famiglia“.
Fu allora che per la prima volta conobbi Benjemin, successivamente iniziò a lavorare con noi. Da subito capimmo che il frate stimato da tutti, non si era sbagliato. Per 12 interrotti anni Benjemin è stato un collaboratore e un compagno di viaggio serio scrupoloso. Con il suo lavoro ha fatto in modo di fare studiare e laureare le sue figlie, di mantenere la sua famiglia in Nigeria con dignità e amore.
Ieri Inaspettatamente non si é presentato al lavoro, i colleghi recandosi a casa sua lo hanno trovato privo di sensi dopo la corsa all’ospedale il coma irreversibile, la morte.Per la nostra cooperativa sé ne va un pezzo di noi stessi, della nostra storia, di quello che siamo stati in questi lunghi anni. Vorrei abbracciare le figlie per raccontargli di un padre esempio di integrazione, di educazione, di rispetto e di amore nei confronti di tutti.
Ci mancherai mi mancheranno le tue chiamate con il tuo “Giová scusa se ti disturbo”
Arrivederci caro Benjemin!
