di Francesco Polizzotti
Dopo le aperture del Ministro agli Esteri e vicepremier Antonio Tajani sullo Ius Scholae e il relativo dibattito nel Paese, con la disponibilità di alcune forze politiche a supportare il percorso perchè si arrivi in Italia ad una riforma del diritto di cittadinanza che superi l’attuale normativa, si è assistito ad un lento ritorno alla “normalità”. Le idee e le proposte a cui fa riferimento il leader di Forza Italia riguardano l’annosa questione della riforma della legge sulla cittadinanza italiana e l’eventualità di introdurre lo ius scholae – il principio in base al quale si dovrebbe concedere la cittadinanza italiana ai figli dei residenti stranieri che hanno concluso un percorso di studi nel Paese.
Ricordiamo come la legge sulla cittadinanza italiana risale al 1992 ed è regolata dal principio dello ius sanguinis (“diritto di sangue”), che prevede che la cittadinanza sia acquisita per discendenza o filiazione. Per tutti gli altri vige il principio della naturalizzazione: per i minori – sia quelli nati in Italia da genitori stranieri sia quelli arrivati nel Paese da piccoli – al compimento dei 18 anni, per gli adulti al raggiungimento di dieci anni di residenza regolare ininterrotta, con un iter burocratico complesso, costoso e molto lungo.
Accodandosi alla polemica nata attorno alla pallavolista olimpionica Paola Egonu, Tajani ha deciso di dichiarare Forza Italia apertamente favorevole all’introduzione di uno ius scholae che conceda la cittadinanza a tutti i bambini che completano la scuola dell’obbligo, che in Italia va dai 6 ai 16 anni, con il raggiungimento del titolo. Una misura che interesserebbe, in maniera progressiva negli anni, il quasi milione di minori con cittadinanza straniera che già frequentano le aule italiane.
Le medaglie olimpiche hanno avuto il merito di rilanciare il dibattito sulle modalità e la normativa per acquisire la cittadinanza italiana. Una rapida carrellata tra ius sanguinis, soli, scholae e la loro applicazione in Europa e nel mondo
Il Sì del leader di Forza Italia ha così scosso la maggioranza, con l’alzata di muri da parte del partito della Premier Giorgia Meloni e della Lega. Alla vigilia del Meeting di Rimini, forse Tajani aveva provato a mandare un messaggio a moderati italiani ed europei, ottenendo una certa approvazione anche da parte dei vescovi italiani e dell’associazionismo cattolico. Il tema della cittadinanza agli immigrati attraversa l’agenda della politica italiana e spesso viene rievocato più per riposizionamenti che per un sincero riconoscimento ad una parte importante del paese che rischia di non sentirsi completamente integrato.
In vista del vertice di maggioranza è però lo stesso Tajani a stemperare gli animi. Per il vicepremier nel vertice dei leader di maggioranza in programma per il 30 agosto “il problema centrale non sarà certamente il tema della cittadinanza, io porrò il tema ma non sarà quello centrale”. Intervenendo in una trasmissione radiofonica e riferendosi al dibattito sullo ius scholae, Tajani ha spiegato che “quello della cittadinanza è un tema che va affrontato ma non è una priorità di questi giorni”.
Va registrato in Sicilia l’interessante iniziativa del deputato regionale Giovanni Burtone, la cui storia personale e politica è legata al cattolicesimo democratico. Se il centro delle istituzioni sembra preferire lo sterile rimpallo di posizioni, nelle autonomie locali nulla vieta che si avviino percorsi che possano avanzare e precedere diritti.
“Riteniamo che la Sicilia debba dare il suo contributo per approdare finalmente anche in Italia ad una riforma della Cittadinanza che consenta di includere chi è Italiano a tutti gli effetti“. Lo scrive Giovanni Burtone, parlamentare all’Assemblea regionale siciliana per il Pd, presentando una sua proposta di legge sullo ius scholae. “Ci sono centinaia di migliaia di bambini in Italia che stanno frequentando le nostre scuole, ci sono ormai milioni di persone che parlano persino i nostri dialetti e non si comprende perché non debbano essere considerati cittadini a tutti gli effetti – prosegue Burtone – Personalmente ripropongo il testo di una proposta di legge che da deputato nazionale votai alla Camera e che purtroppo si arenò in Senato”. “Basta non porre una questione ideologica rispetto ad una realtà che è cambiata da tempo. Persino Bankitalia ha evidenziato quanto sia fondamentale il contributo della immigrazione per la nostra economia. E noi non possiamo chiudere gli occhi” conclude Burtone.
A replicare all’on.Burtone il collega d’aula Stefano Pellegrino, presidente dei deputati regionali di Forza Italia, quasi a fare da eco al leader Tajani.
“Pur comprendendo lo spirito con cui l’onorevole Burtone ha proposto di fare una seduta dell’Ars per approvare una legge voto sullo Ius Scholae, credo che tale proposta non sia oggi opportuna, sia nel merito sia nel metodo. E’ di tutta evidenza che in questo momento, grazie all’iniziativa di Forza Italia, proprio il tema è al centro del dibattito politico nazionale, e una legge voto regionale rischierebbe di apparire del tutto ultronea”. “Anche per questo motivo credo che la proposta non sia corretta nel merito. Credo infatti che l’Assemblea abbia altre priorità cui dedicare le proprie energie, soprattutto per supportare il lavoro del governo su alcune importanti emergenze, prima fra tutte quella della siccità. Su questo come su altri temi fondamentali è indispensabile che si concentrino i lavori parlamentari alla ripresa di settembre, evitando di disperdere l’attenzione e le energie su temi che, per quanto importanti, restano comunque di competenza esclusiva del Parlamento nazionale”, conclude Pellegrino.