• 18 Maggio 2024 15:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

“Colturazione”: per il Valore del Paese


Parola al fondatore, l’avv. Angelo Lucarella

di Salvatore Di Bartolo – Un nome alquanto insolito quello scelto per definire un progetto che vuole “coltivare la cultura”; questo è quanto si può intuire leggendo il c.d. Manifesto del Valore per il Paese sul sito change.org.
Colturazione”, questo il nome attribuito dal fondatore Angelo Lucarella, cerca di alimentare dibattito sano e confronto appassionato sui vari settori della società: economia, politica, diritto, ecc.

Chi è Angelo Lucarella? A questo punto conosciamolo meglio.
Trentaseienne pugliese, giurista, già vice presidente coordinatore della commissione giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, saggista e analista di questioni politiche, costituzionali ed economiche (scrive su diverse testate nazionali ed una statunitense).
Seguitissimo su LinkedIn con quasi tredicimila followers con, più o meno, la stessa somma per Facebook.
Raggiunto per un’intervista, gli abbiamo chiesto un po’ di cose che pensiamo interessanti.


Angelo Lucarella, allora, cosa le è venuto in mente con questa Colturazione?
Direi, piuttosto, dal cuore sia partita una gran voglia di seminare su un terreno ideali di valori comuni; unire quante più persone possibili intorno a tre direttrici: uguaglianza, libertà, educazione.
Credo ci possa essere lo spazio per un ritorno alle cose che contano al di là delle divisioni e contrapposizioni a cui alcune degenerazioni sociali ci stanno pian piano abituando.
Quando parla di degenerazioni sociali si rivolge alla politica?
Non solo. Il contesto sociale non è esclusivamente politico.
Il nostro vuole essere un tentativo volto a creare le condizioni (o almeno un po’ di queste) per generare consapevolezza sulle questioni, sui problemi, sul futuro che ci aspetta. Con umiltà d’azione, ma con serietà e determinazione.


A chi si rivolge in particolare questo progetto Colturazione?
A tutti. Grossomodo significa ispirarsi al solco tracciato dalla nostra Costituzione ed a quella grande cosa che è l’educazione civica. Aggiungendo a tutto ciò, però, un ingrediente di operosità essenziale: la buona volontà che devono avere colturatori e colturatrici i quali sono, sostanzialmente, coloro che aderiscono al Manifesto del Valore per il Paese.

Da dove parte il tutto?
Da Martina Franca, in Puglia. Un giorno, mentre facevo ricerca per la scrittura di un libro, ebbi a soffermarmi su un termine: “colturare la terra”, invece di “coltivare”. Fu una folgorazione. Niente di più semplice, così vicino al senso della maestranza ed educazione rispetto al come la persona umana debba approcciarsi alla pianta, al frutto, ecc.
Parlare di Colturatori e Colturatrici vuole stimolare un cambio di paradigma della cittadinanza attiva. Perché se non si comprende il sacrificio di chi ci ha portato libertà e uguaglianza, man mano, accrescerà sempre di più la disaffezione per la cosa pubblica, lo svilimento del rapporto sacro tra votante e rappresentante, la concezione per cui il valore di una persona debba esser sacrificato dinanzi al disvalore del potere a tutti i costi. E questo porta inevitabilmente a ciò che già in passato il nostro Paese ha vissuto.
Per questo, con coraggio, ci proviamo.