Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della IV settimana del Tempo Ordinario
Letture: Eb 13,15-17.20-21 Sal 22 Mc 6,30-34
Riflessione biblica
“Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’” (Mc 6,30-34). Per Gesù, come per il saggio Qoelet, c’è un tempo per il lavoro apostolico e un tempo per riposare e stare con Gesù. Saggio equilibrio umano e spirituale: il realismo di Gesù ci invita a riflettere per essere padroni della nostra vita e del suo ritmo: non siamo macchine, ma persone umane che amano il lavoro e anche il riposo; l’uno e l’altro hanno un senso preciso nella vita secondo lo Spirito. È una ventata di “aria fresca e pura”, che rigenera l’anima e ci dà la forza di saper accettare la nostra debole e fragile umanità. Fermarsi per stare con Gesù: c’è un tempo per la testimonianza apostolica e un tempo per riposare e stare con il Signore. E Gesù ci consiglia tre cose. “Venite in disparte”: stabilire un clima di silenzio interiore ed esteriore; una giornata di pausa ci ricarica spiritualmente; la solitudine serve per riequilibrarci interiormente e trovare la pace del cuore. “Lui è la nostra pace” (Ef 2,14), che ci libera dai pensieri negativi, dagli eccessi delle preoccupazioni, evasioni e distrazioni. “In un luogo deserto”: per gustare nell’adorazione quanto è buono il Signore con noi e sentire nel nostro cuore la sua voce che ci parla di benevolenza, di fedeltà e d’amore (Os 2,18.21). Non solo, ma anche per stabilire quella pace del cuore, senza la quale non c’è riposo fisico, mentale e spirituale, saremo in balia dei pensieri, preoccupazioni e distrazioni. “Riposatevi un po’”: per esaminare il nostro progresso spirituale, la docilità nel farci modellare dalla Parola di Gesù, la prontezza a dire sì alle sollecitazioni dello Spirito, l’amore nel compiere la volontà di Dio e nel servire i fratelli.
Lettura esistenziale
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6,34). Gesù vide una grande folla ed ebbe compassione di loro. Appare una parola bella come un miracolo, filo conduttore dei gesti di Gesù: la compassione. Gesù vide: lo sguardo di Gesù va a cogliere la stanchezza, gli smarrimenti, la fatica di vivere. E si commuove. Perché per Lui guardare e amare sono la stessa cosa. Quando anche tu impari la compassione, quando ritrovi la capacità di commuoverti, il mondo si innesta nella tua anima. Gesù aveva mostrato una tenerezza come di madre anche nei confronti dei suoi discepoli: C’era tanta gente che non avevano neanche il tempo di mangiare. E lui: Andiamo via, e riposatevi un po’. C’è tanto da fare in Israele, tanto da annunciare e guarire, eppure Gesù porta i suoi discepoli con sé. C’è un tempo per agire e un tempo per ritemprare le forze e ritrovare i motivi del fare. Se vuoi fare bene tutte le cose, ogni tanto smetti di farle, stacca e riposati. Un sano atto di umiltà: non siamo eroi, le nostre vite sono delicate, fragili, le nostre energie sono limitate. Gesù vuole bene ai suoi discepoli, non li vuole spremere e sfruttare per uno scopo fosse pure superiore, li vuole felici come tutti gli altri: riposatevi. Non dobbiamo sentirci in colpa se qualche volta abbiamo bisogno, di riposo e di attenzioni. “Venite in disparte con me”, per un po’ di tempo tutto per noi. Un tempo per stare con Dio e imparare il cuore di Dio. E poi dopo ritornare nella grande folla, ma portando con sé un santuario di bellezza e di forza che solo Dio può accendere. Ed è questo che Gesù insegna ai dodici. Insegna per prima cosa “come guardare”. Prima ancora di come parlare, di che cosa fare, insegna uno sguardo che abbia commozione e tenerezza. Poi, le parole verranno e sapranno di cielo (Ermes Ronchi).