Si svolgerà nei giorni 23 e 24 ottobre, presso la Facoltà Teologica di Sicilia e la Sala Magna dello Steri, un Convegno internazionale di Studi dedicato a San Benedetto da San Fratello, che sotto la direzione scientifica della storica Giovanna Fiume, vedrà a confronto studiosi, alcuni dei quali provenienti da Università del sud America. L’evento è promosso dai Frati Minori di Sicilia in collaborazione con Università degli Studi di Palermo e la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e il sostegno di Sicilbanca e Fondazione Sicana. Le celebrazioni per i 400esimo anniversario della scoperta delle reliquie di monte Pellegrino, attribuite dalla chiesa palermitana nei concitati giorni della peste a santa Rosalia, hanno messo in sordina l’anniversario, ugualmente importante, che il convegno vuole ricordare.
Si tratta proprio dei 500 anni dalla nascita di San Benedetto il Moro, compatrono della città di Palermo, santo siciliano con la pelle nera e figlio di schiavi, la cui devozione è arrivata fin oltreoceano.
“La necessità della Chiesa di averlo santo – dice la Prof.ssa Giovanna Fiume – proviene dalla sempre maggiore presenza di africani schiavi che la tratta negriera conduce in Spagna e Portogallo e, da qui nel ‘Nuovo mondo’. Le confraternite organizzate dagli schiavi africani, il cui contingente raggiunge tra XVII e XVIII secolo cifre sempre più consistenti, richiamati dalla forte domanda di forza lavoro nelle miniere, nelle piantagioni e nel servizio domestico, gli intitolano altari e celebrano feste annuali con moduli stilistici influenzati dalla cultura africana. Mentre a Palermo nel 1652 il Senato cittadino lo elegge patrono e suo avvocato celeste, nelle lontane Americhe San Benito de Palermo in area ispanica, São Benedito o Preto (il Nero) in area lusofona, facilita l’opera di evangelizzazione degli schiavi africani condotta dai missionari: dagli altari uno schiavo dalla pelle nera indica un modello di santità incentrato sull’umiltà, l’obbedienza, l’amore tra le classi e le razze in un contesto di duro sfruttamento e di schiavitù”.
Benedetto è quindi il simbolo di una storia globale capace di interconnettere l’universalismo della Chiesa cattolica, il fervente dinamismo dei missionari francescani, il commercio internazionale degli schiavi africani, le loro necessità spirituali e la stringente utilità del loro associazionismo.