di Suor Cristiana Scandura – “Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16, 20).
Gesù invita a guardare la gioia da un’altra prospettiva. C’è un misterioso passaggio che permette alla tristezza del discepolo di trasformarsi in gioia. E questo passaggio è possibile se non si stacca la gioia dalla fatica e dal dolore.
L’invito alla gioia, presente nella Parola di Gesù e in tutto il Vangelo, è in un contesto di persecuzione e Gesù ne parla alla vigilia della sua passione. E questo ci fa comprendere una qualità fondamentale della gioia di cui parla Gesù: essa non sta nell’assenza della croce, ma nel comprendere che la croce non è sconfitta e che, di conseguenza, la storia va letta diversamente.
È questa la ragione ultima che giustifica, ed esige, la gioia pur nella contraddittorietà: una lettura della storia interpretata alla luce della vicenda del Cristo morto e risorto. La gioia del discepolo si fonda sul dono della vita di Gesù, un dono che rinnova totalmente l’umanità e la creazione intera.
La gioia nasce dalla certezza di una salvezza compiuta per noi in Gesù. Si gioisce della gratuità dell’amore di Dio. È Dio che salva l’uomo e conduce la storia: e l’amore che sembrava sconfitto è in realtà vittorioso.