• 8 Dicembre 2024 20:26

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Ecco come 130 persone sono state lasciate annegare al largo della Libia

Alarm Phone riporta l’ennesimo strage avvenuta al largo delle coste libiche: temiamo che siano circa 130 le persone che hanno perso la vita. Le persone avrebbero potuto essere salvate, ma tutte le Autorità le hanno consapevolmente lasciate morire in mare. Alarm Phone è stato in contatto con questa imbarcazione in difficoltà per un periodo di dieci ore, il 21 aprile, e ha ripetutamente trasmesso la sua posizione GPS e la terribile situazione a bordo alle Autorità europee e libiche e alla pubblica opinione. L’unica azione intrapresa è stato il sorvolo da parte di un aereo di sorveglianza di Frontex, sette ore dopo il primo allarme, che ha individuato l’imbarcazione e ha informato tutte le Autorità e le navi mercantili in zona sulla situazione critica di pericolo.

Nonostante Frontex abbia individuato dal cielo il gommone in difficoltà, solo gli attori non statali hanno cercato attivamente l’imbarcazione in pericolo in mare. Le Autorità europee hanno rifiutato di assumersi la responsabilità di coordinare questa operazione di ricerca e hanno invece indicato le autorità libiche come autorità “competenti”. La cosiddetta Guardia costiera libica, tuttavia, ha rifiutato di lanciare o coordinare un’operazione di salvataggio, lasciando le circa 130 persone in mare aperto per una notte intera.

Il nostro ultimo contatto con le persone disperate in difficoltà è stato alle 20:15 del 21 aprile. Nonostante gli sforzi incessanti per cercare di individuare l’imbarcazione in difficoltà, la nave civile di ricerca e soccorso OCEAN VIKING di SOS Méditerranée e tre navi mercantili sono arrivati troppo tardi. Il 22 aprile hanno trovato solo resti del gommone e corpi senza vita.

In questo rapporto, forniamo una cronologia degli eventi al fine di ricostruire chiaramente come sia avvenuto questo naufragio, quali azioni e omissioni siano state compiute dalle Autorità dell’Unione Europea, e come questa strage avrebbe potuto essere evitata. Dimostreremo inoltre come tutte le autorità competenti nell’area interessata abbiano rifiutato di assumersi la responsabilità di coordinare una tempestiva operazione di ricerca e soccorso.

Dimostreremo anche che la cosiddetta Guardia costiera libica non può essere considerata un’autorità competente, non solo perché effettua respingimenti di massa verso un luogo non sicuro, ma anche perché regolarmente non interviene a salvare le persone che stanno annegando. Il 21 aprile, infatti, è intervenuta per intercettare e catturare una prima imbarcazione che si trovava a sole cinque miglia marine dal gommone con circa 130 persone, ma ha deciso di lasciare la scena e di abbandonare questa seconda imbarcazione in mare. La posizione e il destino di una terza barca, che trasportava circa 40 persone.

Invece di inviare mezzi di soccorso o di ordinare l’intervento delle navi mercantili che si trovavano nella zona, le Autorità europee hanno semplicemente inviato un mezzo di sorveglianza aerea, il velivolo Osprey 3. In una comunicazione email, l’agenzia di controllo dei confini UE Frontex ci ha confermato di aver individuato il caso di emergenza e di aver informato tutte le autorità. Tuttavia, Frontex non è intervenuta ad aiutare ulteriormente nell’operazione di ricerca e soccorso: l’aereo Osprey 3 ha lasciato la scena, per poi ritornare quando era già troppo tardi. In assenza di un coordinamento ufficiale da parte di qualsiasi centro di coordinamento dei soccorsi, l’OCEAN VIKING e tre navi mercantili hanno effettuato ampie ricerche. Quando Osprey 3 è arrivato, hanno individuato corpi senza vita.

Ancora una volta, questi eventi dimostrano che la morte in mare non è un incidente, ma il risultato di azioni e omissioni compiute da attori statali europei e libici. E, ancora una volta, questi eventi dimostrano la necessità di corridoi migratori sicuri e l’abolizione di guardie di frontiera e istituzioni violente. Sia le Autorità marittime europee che quelle libiche hanno dimostrato ancora una volta di essere del tutto incompetenti. Devono essere sostituite da un Centro Civile di Coordinamento del Soccorso Marittimo che lavori nell’interesse delle persone in difficoltà invece di lasciarle annegare nel Mar Mediterraneo

LA CRONOLOGIA DEI FATTI

La mattina del 21 aprile 2021 Alarm Phone è stata avvisata da un pescatore locale di una barca in difficoltà al largo della Libia. Alarm Phone ha ricevuto un numero di telefono satellitare e l’informazione che c’erano circa 120 persone a bordo erano partite da Al-Khums, Libia alle 22:00 circa del 20 aprile 2021. Erano partiti insieme a una seconda barca di migranti, che sarebbe stata poi intercettata dalle autorità libiche.

Abbiamo cercato di raggiungere telefonicamente le persone a bordo, ma non siamo riusciti a comunicare. Date le cattive condizioni meteorologiche nella zona, Alarm Phone ha allertato le autorità competenti via email alle 09:51 CEST, nonostante non fossimo riusciti a raggiungere direttamente le persone in difficoltà. Ciò significa che da quel momento in poi, i seguenti attori erano a conoscenza di questa imbarcazione in difficoltà: MRCC Italia, RCC Malta, la cosiddetta Guardia Costiera libica, UNHCR, e i soccorritori delle ONG.

Poco dopo, alle 10:03, Alarm Phone è riuscito a contattare la barca in difficoltà per la prima volta, ma a causa di una cattiva connessione non è stato possibile scambiare informazioni. Alle 10:22, ha ristabilito il contatto ma si potevano solo sentire le parole “chiamate i soccorsi”. Alle 11:00, è stato possibile riconnettersi. Ci hanno trasmesso la loro posizione GPS (N33114519 E014074476) e hanno dichiarato che c’erano circa 130 persone a bordo, tra cui 7 donne, una delle quali era incinta. Erano su un gommone e hanno detto che il mare era agitato. Abbiamo immediatamente informato le autorità competenti e reso pubblico il caso.

Nelle ore seguenti, abbiamo ripetutamente contattato le persone in difficoltà e abbiamo trasmesso alle autorità le loro successive posizioni GPS e le loro testimonianze sulla situazione a bordo. La situazione a bordo andava notevolmente peggiorando, mentre aumentava il panico delle persone in difficoltà, che ci dicevano che le onde erano alte e che l’acqua stava entrando nella barca. Abbiamo trasmesso tutte le informazioni rilevanti alle autorità via email e le abbiamo contattate anche per telefono. Verso mezzogiorno, abbiamo informato MRCC Italia, il centro di coordinamento dei soccorsi marittimi di Roma, che la nave mercantile BRUNA era vicina al caso di emergenza e sarebbe potuta intervenire. Tuttavia, BRUNA ha proseguito la sua rotta.

Alle 14:11 MRCC Italia ci comunicava, in una conversazione telefonica, che avremmo dovuto informare le “autorità competenti” sul caso di emergenza. Queste presunte autorità “competenti”, cioè le autorità libiche, non erano raggiungibili da diverse ore. Solo alle 14:44 abbiamo potuto contattare un ufficiale libico che ha dichiarato che erano a conoscenza di tre barche e che le stavano cercando con la loro motovedetta UBARI.

Nelle ore successive, siamo rimasti in stretto contatto con le persone in difficoltà e abbiamo trasmesso alle autorità le loro posizioni GPS aggiornate alle 16:15, 17:16 e 19:15. Abbiamo anche informato le autorità del panico a bordo e del fatto che alcune navi mercantili si trovavano nella zona di pericolo. Alle 17:53 abbiamo ricevuto una comunicazione email dalla nave OCEAN VIKING, diretta alle autorità e a noi, in cui si diceva che avrebbero cambiato rotta alla ricerca della barca in difficoltà.

Alle 19:15, abbiamo informato le autorità che le persone in difficoltà potevano vedere un aereo – che crediamo essere stato l’aereo OSPREY di Frontex che ha completato un’operazione di sorvolo aereo nella zona dell’emergenza.

Alle 20:15, abbiamo raggiunto le persone in difficoltà per l’ultima volta, ma la chiamata si è interrotta prima di poter scambiare informazioni. Avevano ripetutamente detto nelle conversazioni precedenti che la batteria del loro telefono satellitare stava esaurendosi.

Alle 20:52, abbiamo parlato di nuovo con MRCC Italia e abbiamo spiegato che non eravamo praticamente mai stati in grado di contattare le autorità libiche. L’ufficiale italiano ci ha detto: “Stiamo facendo il nostro lavoro, chiamate se avete nuove informazioni”.

Alle 22:22, ci siamo finalmente messi di nuovo in contatto con le autorità libiche. L’ufficiale libico ci ha detto che non avrebbero cercato la barca in difficoltà perché le condizioni meteorologiche erano troppo brutte. Abbiamo scoperto che la cosiddetta Guardia costiera libica aveva nel frattempo intercettato un’altra imbarcazione, che aveva a sua volta allertato Alarm Phone, con a bordo circa 100 persone – in questo caso, una donna e il suo bambino sono morti. Alle 22:55 abbiamo informato MRCC Italia che la cosiddetta Guardia costiera libica non avrebbe condotto un’operazione di ricerca.

Il giorno dopo, 22 aprile 2021, alle 7:30, abbiamo parlato di nuovo con MRCC Roma, chiedendo un’azione immediata. L’ufficiale italiano ha detto: “Chiamateci se avete nuove informazioni, sappiamo della barca”. Alle 7:53, abbiamo informato ancora una volta via email tutte le autorità, compresa Frontex, richiedendo un’operazione aerea che potesse fornire indicazioni alle navi che si trovavano nelle vicinanze dell’imbarcazione in difficoltà: le navi mercantili VS LISBETH, ALK, e MY ROSE, così come la nave ONG OCEAN VIKING.

Alle 8:30 abbiamo anche scritto un’email direttamente a Frontex, chiedendo informazioni sulla loro operazione aerea nella zona di pericolo del giorno prima. Alle 8:49 abbiamo ricevuto la seguente risposta da Frontex:

“Gentile signore/signora, grazie per la sua email. Vi informiamo che Frontex ha immediatamente trasmesso il messaggio alle autorità italiane e maltesi”.

Alle 10:42 abbiamo nuovamente sentito le autorità libiche che hanno negato di essere a conoscenza dell’imbarcazione in difficoltà. Alle 11:31 le autorità libiche hanno ripetuto che non avevano nessuna informazione sulla barca di cui Alarm Phone le aveva avvisate più volte per email e per telefono. Hanno anche dichiarato che l’Italia aveva chiesto loro di dare il permesso alle navi mercantili di condurre un’operazione di salvataggio, che era stato concesso. Hanno ripetuto che non erano usciti, e non sarebbero usciti, a causa delle cattive condizioni meteorologiche.

Alle 17:08 Alarm Phone ha ricevuto un’email dalla OCEAN VIKING, diretta alle autorità e a noi, in cui si diceva che avevano cercato la barca in difficoltà insieme alle navi mercantili MY ROSE, ALK e VS LISBETH e che avevano trovato i resti di un naufragio e diversi corpi senza vita, senza alcuna traccia di superstiti. L’aereo Osprey di Frontex era sulla scena. VS LISBETH ha lasciato la scena, affermando che il pattugliatore libico UBARI avrebbe svolto il ruolo di coordinatore. Tuttavia UBARI non era sulla scena, e la nave mercantile e OCEAN VIKING erano in attesa.

Nella serata del 22 aprile serata SOS Méditerranée ha diffuso un comunicato su questo caso:

Oggi, dopo ore di ricerca, la nostra peggiore paura si è avverata. L’equipaggio della Ocean Viking ha dovuto assistere alle devastanti conseguenze del naufragio di un gommone a Nord-Est di Tripoli. Mercoledì mattina era scattato l’allarme rispetto a questa stessa imbarcazione con circa 130 persone a bordo.

Nelle ultime 48 ore, il network telefonico civile Alarm Phone ci ha avvisato di un totale di tre barche in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia. Tutte si trovavano ad almeno dieci ore dalla nostra posizione nel momento in cui abbiamo ricevuto le segnalazioni. Abbiamo cercato due di queste barche, una dopo l’altra, in una corsa contro il tempo e con il mare molto mosso, con onde fino a 6 metri.

In assenza di un coordinamento efficace da parte dello Stato, tre navi mercantili e la Ocean Viking hanno cooperato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili. Oggi, mentre cercavamo senza sosta – nella totale mancanza di supporto dalle autorità marittime competenti – tre cadaveri sono stati avvistati in acqua dalla nave mercantile MY ROSE.

Un aereo di Frontex ha individuato poco dopo il relitto di un gommone. Dal momento in cui siamo arrivati sul posto oggi non abbiamo trovato nessun sopravvissuto, ma abbiamo visto almeno dieci corpi nelle vicinanze del relitto. Abbiamo il cuore spezzato. Pensiamo alle vite che sono state perse e alle famiglie che potrebbero non avere mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari. Questa tragedia arriva appena un giorno dopo l’orribile notizia condivisa dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni di una donna e un bambino morti su un gommone stracarico che è stato intercettato dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali, e i naufraghi sono stati riportati coste libiche e portati in detenzione arbitraria, dove molti di loro subiscono violenze e abusi indicibili.

Ieri, dopo aver ricevuto una prima richiesta di soccorso da Alarm Phone, l’equipaggio della Ocean Viking aveva passato tutto il giorno alla ricerca di una barca di legno in difficoltà, senza successo. Il destino delle circa 40 persone a bordo rimane sconosciuto. Questa è la realtà nel Mediterraneo centrale: più di 350 persone hanno già perso la vita in questo tratto di mare quest’anno, senza contare le decine di persone che sono morte nel naufragio a cui abbiamo assistito oggi. Gli Stati abbandonano la loro responsabilità di coordinamento delle attività di ricerca e soccorso, lasciando gli attori privati e la società civile a riempire il vuoto mortale che si lasciano dietro. Possiamo vedere il risultato di questa deliberata inazione nel mare intorno alla nostra nave”. (Fonte Vita.it)

Foto Flavio Gasperini per SOS Mediterranèe