
Gesù nella sinagoga a Cafarnao ci ha insegnato che il dono è segno di qualcos’altro, ci ha presentato un Dio che si fa pane, si fa mangiare, per diventare vita. Ha chiarito che l’amore è più grande della vita e della morte, è dono totale di sé, perché diventare pane è esattamente vivere come Cristo. Mediante questo cibo , siamo chiamati a vivere il servizio, la condivisione, la solidarietà, che è già vita eterna. La proposta di amore di Gesù si scontra con la paura e l’egoismo, noi come i discepoli ci difendiamo, proiettando nelle sue parole, la durezza del nostro cuore, ancora chiuso, non pronto ad accogliere qualcosa di veramente alto ed altro: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” Così insieme ad alcuni scappiamo via. Non è facile seguire Gesù, perché accogliere l’amore è essere amore, donarlo, viverlo. Un messaggio troppo forte per riuscire a concepirlo pienamente, è uno stravolgimento, che necessita un cambiamento di registro, uno sguardo diverso su Dio, su noi stessi, sul mondo. Con Gesù non accettiamo una dottrina, non riceviamo solo dei doni, non assistiamo solo ai suoi prodigi, è necessario molto di più: siamo coinvolti interamente nella nostra persona, lui rende viva la nostra carne, le sue parole animano il nostro corpo, la nostra vita, ci mette in gioco, nel costante impegno, o meglio, contatto, con questa consapevolezza che lui ci ha dato, di accogliere la vita ed attraversarla tutta, senza scorciatoie, fughe, ipocrisie e scegliere , agire , vivere sempre e soltanto nel suo amore. I nostri referenti umani dettati dalla ragione, dall’istinto, dall’egoismo, dal bisogno di sicurezze vanno purificati, domati ed orientati al bene, per raggiungere la libertà e poter così amare. La nostra umanità da sola non può aderire a Gesù, possiamo iniziare a farlo grazie al desiderio, che abbiamo nel cuore, di aprirci alla verità, di cercare Dio, all’attrazione che il Signore ha posto in ognuno di noi, il suo amore. Dal divino che è in noi possiamo trarre la nostra forza ed affidarci a Lui: “Nessuno può venire a me , se non gli è concesso dal Padre mio”. E quando la bassa autostima ci mortifica, proviamo a pensare che lui conosce i nostri cuori, ancor prima e meglio di noi, che ci vuole comunque con lui, così come siamo, con il piccolo Giuda nel nostro cuore che fa capolino, con un’adesione a Lui, ottusa ed altalenante, come Pietro: “Gesù sapeva infatti fin dal principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito”, ma li ha scelti, amati, Giuda e Pietro compresi. E’ importante prendere coscienza delle nostre crisi, delle nostre incredulità, scavare a fondo, perché credere è interrogarsi e cercare la verità di noi. E nella crisi il Signore ci scuote: “Volete andarvene anche voi?” Rispondiamo al Signore, lasciandoci interrogare veramente dalla sua domanda, esplorando con lui il nostro cuore e, mentre la nostra relazione con lui diventa sempre più profonda e bella, scopriamo che ogni crisi ci purifica, ci rafforza, ci libera da tanti ostacoli all’amore e che il Signore è il compagno perfetto nel nostro cammino, sa guarirci e farci sbocciare alla vita nuova. Impariamo a comprendere quando stiamo celebrando l’Eucaristia come un culto dissociato dalla vita, perché siamo nella scissione piena , una difesa estrema di fronte allo scandalo della croce. Infatti mettiamo a tacere la coscienza frequentando regolarmente la messa, mentre lasciamo che prevalga in noi l’egoismo, la furbizia, la violenza, la maldicenza. La vita è l’amore, è il dono, non è il potere che opprime e uccide i fratelli, ed è proprio lo spirito il respiro che dà la vita alla nostra carne, sono indissolubili.
Così credere è ascoltare veramente la Parola, senza manipolarla, cercando di riconoscere gli inganni della mente che ci fanno accettare solo ciò che coincide con i nostri deliri, con le nostre opinioni, preferendo il torpore dell’illusione ,all’inquietudine sana che provoca la verità in noi e che ci risveglia ad una vita autentica, orientata alla libertà di amare. Bloccati in queste dinamiche, finiamo per comprendere solo ciò che è nelle nostre corde, come spesso ripetiamo, crediamo solo in un mondo fatto a nostra immagine, cercando appartenenza con chi la pensa come noi e rafforza i nostri deliri, selezioniamo luoghi e persone, escludendo il resto. Oggi Gesù ci invita a riflettere su tutto ciò che ci scandalizza, che non comprendiamo, che è contrario a ciò che ci mantiene in uno stato di quiete, perché probabilmente proprio lì lui ci parla, ed è utile capire. Una possibile traccia per analizzarci è questa: noi crediamo in ciò che amiamo e siamo increduli su tutto ciò che non digeriamo, non accettiamo e finiamo per detestare. Se il cuore è schiavo dei nostri interessi o delle nostre paure , non ci apriamo all’altro, non siamo liberi di rischiare o di credere alla verità , specie se annulla le nostre convinzioni .