• 26 Aprile 2024 20:26

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Frate Francesco: figlio, sposo, fratello e madre della SS. Trinità

di Fra Benedetto Amodeo – Approcciandosi agli Scritti di frate Francesco è possibile cogliere la sua spiritualità, profondamente trinitaria: egli non manca mai di esaltare l’iniziativa mirabile di Dio, Padre santo e giusto, che offre la salvezza a tutti gli uomini, per mezzo del Figlio incarnato e per opera dello Spirito Santo.

Egli esalta soprattutto il mistero della redenzione, voluta dall’altissimo Padre celeste (cfr. 2Lf 4) e operata dal suo Figlio benedetto e glorioso (cfr. 2Lf 11), il Signore Gesù Cristo. Proprio parlando del Figlio diletto, l’Assisiate si scioglie in espressioni di profondo affetto misto a gratitudine, riverenza e stupore per aver salvato l’uomo per mezzo della sua obbedienza, scegliendo volontariamente di abbracciare la via della croce.

Lo Spirito Santo, invece, agendo in comunione col Padre e il Figlio, prende abitazione e dimora presso coloro che persevereranno nella via della penitenza (cfr. 2Lf 48), purificandoli, illuminandoli e accendendoli col suo fuoco di carità perché possano seguire le orme del Figlio e giungere sino all’Altissimo Padre (cfr. LOrd 51). Quando lo Spirito Santo, che è Amore, si stabilisce nel credente, lo conduce all’intima relazione con la SS. Trinità, rendendolo figlio del Padre, del quale compie le opere; sposo, fratello e madre del Figlio (cfr. 1Lf I,7-10; 2Lf 49-53).

Il rapporto col Padre è quello della figliolanza: lo Spirito rende l’uomo figlio di Dio, del quale conosce la volontà e ne compie le opere. Ed è sempre nello Spirito che si fa strada nell’uomo la consapevolezza che, quanto il Padre ha operato per mezzo del suo Figlio Gesù, l’ha realizzato per la sua salvezza.

san-francesco-1-300x152 Frate Francesco: figlio, sposo, fratello e madre della SS. TrinitàIl rapporto col Figlio è sponsale, quando lo Spirito unisce l’anima fedele con Gesù; è di fratellanza quando l’uomo fa la volontà del Padre, ponendosi in quell’atteggiamento di totale obbedienza, che ha caratterizzato la vita del Figlio suo; è di maternità quando l’uomo porta Gesù nel cuore e nel corpo, ormai rinnovati e purificati dallo Spirito, e lo genera attraverso la vita e le opere.

L’uomo ha una grande responsabilità, quella di far rinascere il Signore Gesù ogni giorno nel mondo attraverso il suo santo operare, reso tale dall’azione dello Spirito Santo in lui. Se è vero che Gesù è presente in maniera eccelsa nel sacramento dell’altare, verso il quale bisogna avere massima riverenza, Francesco vuole sottolineare che è altrettanto vero che egli è reso presente attraverso le opere di chi si lascia abitare e trasformare dallo Spirito.

L’uomo è così guidato, dalla grazia del Signore, alla piena comunione con la Trinità. Termine ultimo è l’Altissimo, fonte di ogni bene, a cui si può arrivare per mezzo del Figlio Gesù, seguendone le orme, per intervento dello Spirito Santo, così come Francesco scriverà alla fine della sua Lettera a tutto l’Ordine: «Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace,  affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen» (vv. 50-52).

Dinanzi a tutto questo, l’uomo non può che esplodere, con grande entusiasmo, in un inno di giubilo, balbettando con le “misere” parole umane la forte esperienza di essere “dimora di Dio”:

«Oh, come è glorioso, santo e grande avere nei cieli un Padre!

Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!

Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita  per le sue pecore» (1Lf I,11-14; cfr. 2Lf 54-56).