• 1 Maggio 2024 16:16

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Tm 1,15-17; Sal 112; Lc 6,43-49

Riflessione biblica

Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?” (Lc 6,43-49). Non è un rimprovero, quello di Gesù, ma un richiamo alla coerenza tra ciò che professiamo e ciò che operiamo nella nostra vita. Ancora di più: non basta invocare Gesù come il Signore, bisogna porlo come fondamento essenziale del proprio pensare, agire e sentire. Da qui le conseguenze per la vita spirituale: essere in comunione con Gesù, avere Gesù come “roccia” incrollabile della nostra fede, produrre frutti di vita eterna. “Essere in comunione con Gesù”: l’immagine dell’albero ci richiama una grande realtà: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). gesu-1-266x300 Frutti abbondantiRimanendo in comunione con Gesù, non solo produrremo frutti abbondanti, ma soprattutto il frutto dell’amore, che si manifesta come “gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Lasciamo “che il Cristo abiti per mezzo della fede nei nostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siamo in grado di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siamo ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19). Fondati sull’amore, Gesù è la “roccia” incrollabile della nostra fede: “Nessuno può porre un fondamento diverso, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11). E da quella roccia di grazia sgorga copioso l’alimento spirituale del vivere in Cristo: “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo” (1Cor 10,3-4). E nutrendoci di Cristo, “non siamo più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui siamo tempio santo nel Signore, abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,19-22). “Produrre frutti di vita eterna”: ciò avverrà, se rimaniamo fedeli al Signore e la sua parola alberga con amore nel nostro cuore: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

Lettura esistenziale

vangelo-1 Frutti abbondanti“L’uomo buono dal buon Tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6, 45). Se il nostro cuore è abitato da buoni sentimenti e la nostra mente è nutrita da buoni pensieri, le nostre parole saranno intrise di pace e di amore. Perché però le nostre parole siano capaci di rasserenare, confortare, risollevare, dobbiamo vigilare sul nostro cuore. Con le parole, infatti, possiamo ferire oppure guarire una ferita.

La Grazia di Dio non si possiede una volta per tutte e il combattimento contro le inclinazioni al male lo avremo per tutta la vita.

Vivere in Grazia di Dio significa custodire il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo, rendendoci Suoi figli. Significa togliere dalla nostra vita tutto ciò che dispiace a Dio e conformare la nostra volontà alla Sua. Stiamo pur certi che ciò che dispiace a Dio, è ciò che fa stare male anche noi.

Dio vuole la nostra gioia, la nostra felicità, la nostra piena realizzazione come persone che sono state da Lui create per amore e per amare. Pertanto ciò che a Lui dispiace è ciò che dispiace, in fondo, anche a noi e si può riassumere in tutti gli atteggiamenti che vanno contro il triplice comandamento dell’amore verso Dio, verso noi stessi e verso il prossimo.

preghiera-300x188 Frutti abbondantiSpesso il demonio tentandoci ci presenta il male in modo molto allettante e ci invoglia a commetterlo facendoci immaginare di raggiungere chissà quali appagamenti e gioie illusorie, ma dopo che siamo caduti nel tranello i frutti che ne ricaviamo sono soltanto: amarezza, tristezza, insoddisfazione, rabbia, paura, ecc…

Occorre perciò che preghiamo e vigiliamo tanto, che viviamo uniti a Cristo, che ci accostiamo frequentemente ai Sacramenti dove possiamo attingere la forza necessaria per combattere ogni giorno contro le insidie del male e che ci affidiamo alla potente intercessione e protezione della Vergine Maria, nostra tenera Madre, e dei Santi, che ci aiuteranno di certo.