• 18 Febbraio 2025 17:01

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

Presentazione del Signore

Letture: Ml 3,1-4   Sal 23   Eb 2,14-18   Lc 2,22-40

“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.”

Un brano di una semplicità immensa e di una tenerezza sconvolgente: una giovane coppia  con un fagottino in mano e una gabbia con delle tortore,  si aggirano nel grande tempio di Gerusalemme. Lei è poco più di una ragazzina, lui un operaio…niente di che gente comune. In quel pullulare di gente, tra gli odori dell’incenso, tra sacerdoti bardati con paramenti ricchissimi ci sono due vecchi che non appartengono alla casta sacerdotale, e ancora nonostante l’età sognano, attendono qualcuno, sono cercatori di un senso, perché non è mai troppo tardi per dare un senso alla propria vita: Simeone e Anna “Che attendevano”, dice Luca, cioè che avevano speranza. Perché le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese (S. Weil). Quando il discepolo è pronto, il maestro arriva.

Quei due giovani sono Maria e Giuseppe e sono la per presentare il loro “fagottino” di nome Gesù al Signore, così come è scritto nella legge del Signore, gesto di obbedienza e di sottomissione. Tra le braccia di quella giovanissima mamma c’è il figlio di Dio, potevano anche non offrire nulla, non andare a Gerusalemme e starsene tranquilli, tranquilli a Nazareth, magari Giuseppe poteva guadagnare qualcosina per badare alla moglie e al bambino. Non si sentono migliori, come forse faremmo noi. Non si gonfiano non dicono “non sai chi sono io”. Non presentano il curiculum vitae. Il loro stare con il Signore, essere intimi con Lui non li mette sul piedistallo come sovente facciamo noi assidui frequentatori di riti e liturgie. Che guardiamo con sufficienza quelli che, pur dichiarandosi credenti, non hanno capito, non meditano, non praticano, convivono, sono divorziati… e magari come il fariseo al tempio diciamo: “Grazie Signore che non sono come loro”.

“Maria e Giuseppe, pur potendolo, non si fanno legge a loro stessi. Non si fanno una fede su misura. Non si sentono privilegiati per quanto sta loro accadendo. Obbediscono. Ci stanno. Ci sono”.

Ed ecco Luca che presenta un vecchio, uno che conosce bene il tempio, che conosce la vita che ha dietro le spalle, uno che non ha smesso di sognare e magari qualcuno più giovane lo rimprovera prendendolo per ri..mbambito. Guccini tanti anni fa nel brano il “Vecchio e il bambino” cantava:

“I vecchi subiscono le ingiurie degli anni,non sanno distinguere il vero dai sogni,i vecchi non sanno, nel loro pensiero,distinguer nei sogni il falso dal vero”

Quello che vive Simeone non è una fiaba. Nonostante l’età il suo  sogno vedere il Cristo, vedere la Luce diventa realtà. C’è un detto che dice “vedi Napoli e puoi muori”, cioè vedi qualcosa che ha una bellezza indescrivibile e puoi muori. Simeone non si arrende vuole dare sino all’ultimo respiro un senso alla sua esistenza. Vede l’atteso dalle genti, dice che sarà un segno di contradizione… e poi pronuncia la preghiera “ora lascia o Signore che il tuo servo vada ina pace secondo la tua Parola”. Simeone comprende che quei giovani avevano tra le braccia il Figlio di Dio, perchè come dice lo stesso Luca: “lo Spirito Santo era su di lui” “Spirito Santo gli aveva preannunciato” “ Mosso dallo Spirito Santo”. Simeone è ognuno di noi che cerca il senso della vita, che cerca Dio perchè ha sete di Infinito, di Pace, di Gioia. Quanta tenerezza quel vecchio che tiene in braccio quel bambino!

Simeone, mi ricorda un barbone che ho conosciuto anni fa che non ha smesso di sognare e a 80 anni finalmente ha coronato il suo sogno di vivere in una casa e di pubblicare i suoi racconti.

Non sono le gerarchie religiose ad accogliere il bambino, ma due laici innamorati di Dio, occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio, il passato che tiene fra le braccia il futuro del mondo. Perché Gesù non appartiene a nessuna istituzione, non è dei preti, ne dei conservatori, tradizionalisti e sovranisti, ma di ogni essere umano in particolare gli scartai di oggi. Egli si è incarnato proprio per gli ultimi e gli immarginati: “Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi…”

Puoi, posso, possiamo dare senso alla nostra vita che appartiene al Signore solo se ci facciamo guidare dallo Spirito Santo, se leggiamo, ascoltiamo, ruminiamo la Parola, per essere segno e contradizione dove l’umanità viene messa da parte per dare spazio al potere, all’economia, al controllo di tutto ciò che mi circonda. È davvero questo il senso da percorrere? Credo proprio di si.

Buona domenica!