• 18 Febbraio 2025 16:23

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della III settimana del tempo Ordinario

Letture: Eb 11,1-2.8-19   Lc 1,68-75   Mc 4,35-41

Riflessione biblica

“Lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t’importa che siamo perduti?” (Mc 4,35-41). È il grido della fede che traballa sotto i colpi delle tempeste della vita quotidiana. Traballa la fede, ma non è spenta. Gridiamo, perché abbiamo bisogno di aiuto: “abbiamo il tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (2Cor 4,7). Traballa la fede, ma ci affidiamo a Gesù, perché egli agisce “con autorità”: “Taci, calmati! Il vento cessò e ci fu grande bonaccia”. Ci ricordiamo della sua promessa: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). C’è un grido personale: il cuore in subbuglio, situazioni di vita difficili e ingarbugliate. Gesù sostiene la nostra debolezza: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2Cor 12,9). C’è un grido ecclesiale: la lotta del mondo ci fa paura, ma egli ci assicura: “Ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 17,22.33). Sicuri del suo intervento, tre cose sono necessarie per rafforzare la fede: fissare lo sguardo su Gesù, affrontare con coraggio e decisione le difficoltà della vita, mantenere la pace interiore. Fissare lo sguardo su Gesù Crocifisso: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, lui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,1-2). Avere coraggio: non stacchiamoci da Gesù, ma partecipiamo alla sua sofferenza redentrice, perché “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rom 8,28). Manteniamo la pace interiore: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,27).

Lettura esistenziale

“Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?»” (Mc 4,37s). Le parole che i discepoli di Gesù pronunciano sulla barca in mezzo al mare in piena tempesta, sembrano riecheggiare quelle del Salmo 43: “Svegliati, perché dormi, Signore? Destati, non ci respingere per sempre. Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? salvaci per la tua misericordia”.

In questa scena cogliamo tutto il dramma, l’angoscia e la paura dei discepoli. La tempesta minacciosa crea il panico. A questi uomini in affanno, spiazzati e impauriti non rimane che rivolgersi energicamente a Gesù e svegliarlo dal suo sonno. I Padri della Chiesa hanno riconosciuto in questa barca il simbolo della Chiesa, il luogo dove i cristiani si radunano insieme a Gesù. Ma è anche la barca della vita, come a dire che Gesù ha scelto di essere presente nella vita dei suoi discepoli. Ora la barca che attraversa il mare in tempesta è anche la vita che attraversa i suoi momenti difficili. Ebbene Gesù è sempre lì, a pochi passi da noi. Eppure in questi momenti a noi non importa tanto che Lui sia lì accanto a noi, quanto piuttosto che intervenga a nostro favore placando la tempesta. E il fatto che non intervenga, che dorma durante la tempesta, ci è di scandalo. Dobbiamo convincerci che Dio non ci salva “dalla” tempesta, ma “nella” tempesta, cioè non ci toglie le prove della vita, ma ci dona la grazia per affrontarle e viverle cristianamente.