• 17 Maggio 2024 9:36

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Santi Filippo e Giacomo

Letture: 1Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14

Riflessione biblica

“Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8). Filippo: una persona a cui piaceva la concretezza. Crede in Gesù, ma vorrebbe vedere dei “segni” concreti; vede il volto di Gesù, e in lui vuol scoprire i veri lineamenti del volto del Padre. Gesù è la manifestazione dell’amore del Padre per noi, per la salvezza di tutti gli uomini: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Convinciamoci: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Solo Gesù ci manifesta il vero Dio e tutto l’amore che ci porta: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Sulla stessa linea di fede e di concretezza è Giacomo, “figlio di Alfeo”. La vera fede consiste nella conformità a Cristo nelle prove: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (Gc 1,2-4). Consiste nell’ascolto attento della parola di Dio: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. E siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo smemorato” (Gc 1,21-24). E soprattutto la fede deve spingerci ad amare i poveri come li hanno amati Dio e Gesù: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve?” (Gc 2,14-16). Seguiamo Gesù con fede e concretezza di vita.

Lettura esistenziale

“Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6). L’unica via che ci conduce al Padre è Cristo. Ma che cosa significa concretamente per noi percorrere questa via? Vuol dire seguire Cristo nel nostro agire quotidiano, chiedendoci in ogni circostanza come si sarebbe comportato Lui se fosse stato al nostro posto e agendo poi di conseguenza. Il fine della vita cristiana è acquisire gli stessi sentimenti di Cristo, conformarci a Lui, pensare, amare e operare come Lui. Così facendo il cristiano diventa trasparenza di Cristo e anche senza parlare la sua vita è già una predica. Nei primi tempi della Chiesa, una delle espressioni usate per designare i primi cristiani era questa: “coloro che seguono la Via”. Dio però non ci obbliga a seguire la sua via, ma ce lo consiglia vivamente, come leggiamo nel libro del Deuteronomio: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Dt 30, 15.19). Ne va della nostra felicità, in questa vita e nell’altra. Il peggiore dei mali in cui possiamo incorrere, infatti, non è la mancanza di salute o altre prove che possiamo attraversare, ma separarci da Cristo nostra Vita. Anzi nelle prove che possiamo attraversare ricordiamoci che la via che Gesù ha percorso è quella della Croce, cioè del dono totale di Sé. Diamo perciò un senso a tutte le nostre sofferenze, facendone un’offerta d’amore e unendole alla Passione di Cristo per la salvezza delle anime.