di Salvatore Di Bartolo – Nel suo discorso inaugurale da nuovo segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha ribadito con convinzione l’idea che i figli nati in Italia da stranieri debbano essere a tutti gli effetti riconosciuti quali cittadini italiani. Una convinzione, quella espressa dal neosegretario Dem, talmente ragionevole da apparire naturale. Perché è naturale che un bambino nato, o comunque cresciuto in un paese, che ne parli la lingua, ne canti le canzoni, che tifi per le sue squadre e imiti i suoi campioni meriti di essere considerato quello che effettivamente è, un italiano.
Ed alla luce di ciò, appaiono del tutto pretestuose, e di certo per nulla ragionevoli, le dichiarazioni di alcuni leader politici, vedi Matteo Salvini, reo di aver definito le parole di Letta “una cavolata” arrivando perfino ad affermare “così si vuole far cadere il governo”. Tanto quanto lo sono state le parole di Giorgia Meloni, mostratatasi addirittura “scandalizzata” perché, “mentre l’Italia è in ginocchio la priorità di Enrico Letta e del Pd è la cittadinanza automatica per gli immigrati”.
Probabilmente, anzi sicuramente, nessuno dei due ha veramente ascoltato il discorso pronunciato da Enrico Letta, dal momento in cui, altrimenti, non ne avrebbe di certo ricavato che lo Ius soli fosse “la priorità” del governo. Infatti, il segretario Dem si era semplicemente limitato ad auspicare che lo Ius Soli potesse essere largamente condiviso dalla politica.
E così dovrebbe essere, perché non può trovare giustificazione alcuna la linea di coloro i quali esultano nel vedere che i loro figli abbiano come amici e compagni di classe dei bambini privi di cittadinanza. Questo si, non è né ragionevole nè naturale.