• 2 Maggio 2024 5:42

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Don Ciro Lo Cicero

XIII domenica del Tempo Ordinario

Letture: 2Re 4,8-11.14-16; Sal 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Dopo aver chiamato i dodici, Gesù li invia in missione preparandoli alle persecuzioni che, come il Maestro, dovranno subire a causa del Vangelo. Con il brano di questa domenica, Gesù conclude il suo discorso “missionario” ponendo delle condizioni precise per la sua sequela.

Il Maestro usa parole forti che non lasciano spazio a equivoci: scegliere Gesù vuol dire scegliere di morire a se stessi, assumere il suo progetto d’amore per l’uomo come il proprio progetto di vita, scegliere Gesù come il proprio amato, al di sopra di tutto.

Coloro che vogliono essere suoi discepoli devono essere disposti a compiere scelte radicali che toccano finanche gli affetti più cari e più intimi: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me…» (Mt 10,37).

Oggi fa impressione questo linguaggio così radicale! Gesù vuol farci comprendere che la nostra adesione a lui esige serietà e profondità. Dio deve occupare sempre il primo posto nella nostra vita.

San Benedetto da Norcia nella sua Regola scrive: “Nulla anteporre all’amore di Cristo” (RB 4,21). Ecco il cuore della radicalità cristiana e di ogni forma vocazionale: Gesù Cristo è la ragion d’essere del nostro vivere.

Non fa esperienza vera di Cristo chi non sperimenta tutto ciò. Alla chiamata corrisponde la promessa: chi perde tutto guadagna tutto.

«Chi accoglie veramente Gesù nella propria vita, chi lascia che sia Cristo a vivere in lui (cfr. Gal 2,20), assume sempre più i tratti del suo Signore. Ecco perché se fino a questo punto del discorso Gesù aveva sottolineato soprattutto le ostilità a cui sarebbero andati incontro i suoi inviati (cfr. Mt 10,16-23.28), il suo sguardo conclusivo si posa sul risultato positivo della loro missione, che va oltre ogni aspettativa: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato». Sì, il vero discepolo è chiamato a essere «sacramento» di Gesù, il quale a sua volta lo è del Padre (cfr. Gv 1,18)». (Enzo Bianchi, 28 giugno 2020)

Cari amici, sforziamoci di amare e di lasciarci amare ogni giorno dal Signore, per dire al mondo che seguire lui sulla via croce è la risposta adeguata ai nostri profondi desideri, e che solo in essa si può trovare la vera gioia.

Buona riflessione a tutti e buona domenica!