• 29 Aprile 2024 0:55

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Il XIII secolo fu un periodo in cui la pastorale consisteva principalmente nell’amministrazione dei sacramenti e nella predicazione della Parola di Dio. Tuttavia, il servizio sacramentale lasciava molto a desiderare, perché accadeva – soprattutto nelle grandi città, dove, anche se c’erano diverse chiese, una sola era chiesa parrocchiale – che i fedeli non sapevano dove poter battezzare i loro figli.
C’era anche la questione problematica del giudizio su chi avesse il diritto di prendersi cura delle anime dei fedeli, perché quando un gran numero di monaci entrava nello stato clericale, cioè quando il processo di clericalizzazione della vita monastica permetteva di svolgere “l’attività pastorale”, cominciavano anche a sorgere incomprensioni tra i suddetti monaci e il clero diocesano, il cui ministero si limitava soprattutto ai sacramenti. E per quanto riguarda la predicazione, bisogna dire che sono stati soprattutto i vescovi a farlo. I parroci, invece, non tanto predicavano quanto leggevano i commenti evangelici per convincere gli ascoltatori a pentirsi.

vita-benedettina-300x172 La missione di Francesco e dei primi frati: la pastorale nel XIII secoloTuttavia, quando il popolo di Dio ascoltava il Vangelo, si trovava di fronte alla barriera della lingua latina o ad argomentazioni ridondanti, che ricordavano piuttosto le dispute dialettiche, perché i predicatori usavano parole troppo dotte. La parola predicata non solo giungeva ai fedeli dalla bocca dei sacerdoti, ma anche dagli eretici. Bisogna ricordare che in quel momento la Chiesa cresceva in potenza, dando in molte dimensioni una contro-testimonianza, tra l’altro attraverso lo splendore e la ricchezza, e tutto questo diventava nutrimento per i contestatori.
Sì, c’era un grande desiderio di rinnovare la vita sul modello della Chiesa primitiva secondo il Vangelo, ma i gruppi eretici emersi in quell’epoca, anche se riunivano persone riempite dal desiderio di imitare gli Apostoli, dichiaravano disobbedienza alla Chiesa romana. Questi gruppi erano la vera afflizione della Chiesa, soprattutto perché il clero non era sempre ben istruito, e i monaci, formati solo allo stile della stabilità, non erano molto capaci di affrontare le sfide del tempo. Lo zelo della vita apostolica mal diretto, che a quel tempo non abbracciava solo il clero ma anche molti laici, ha messo questi ultimi sulla cattiva strada. Il battesimo era inteso da loro come un rifiuto radicale del mondo, e il mondo stesso era identificato con tutto ciò che è diabolico. Gli eretici erano persone povere, cioè si consideravano tali, e si sentivano molto solidali tra di loro e con gli altri poveri. Predicavano lungo il cammino, ma la loro dottrina era così discordante dall’insegnamento della Chiesa, che alla fine fu proprio questa dottrina a contribuire al riconoscimento dei questi movimenti come eretici. Con la loro apparizione, sottolineavano che non basta avere l’autorità derivante dall’assunzione di un ufficio specifico nella Chiesa per poter evangelizzare, bisogna prima sperimentare di persona la Buona Novella e solo allora si può diventarne testimoni. Ed era proprio questa l’accusa che gli eretici rivolgevano ai sacerdoti e alla gerarchia della Chiesa.san-domenico-e-san-francesco-300x226 La missione di Francesco e dei primi frati: la pastorale nel XIII secolo

Di fronte a questa situazione, gli Ordini mendicanti del XIII secolo dovevano diventare un’alternativa a questi gruppi e allo stesso tempo un contrappeso allo splendore e alla ricchezza della Chiesa e della nuova classe sociale emergente, la borghesia, per lo più invasa dal desiderio di arricchimento. I conventi dei religiosi mendicanti erano situati nelle città per poter abbracciare più facilmente la cura pastorale della gente. Avevano i loro rappresentanti nelle più importanti università. Si occupavano anche di difendere le verità cristiane nei confronti dei suddetti eretici, di predicare tra i fedeli e diffondere la fede tra i non credenti.
In questa temperie è apparso San Francesco d’Assisi. Non ne è fuggito, ma ha scoperto di essere chiamato ad annunciare la Buona Novella come “l’araldo del grande Re”, prima con la testimonianza di vita e, se il Signore lo permetteva, anche con le parole. Ma di questo si tratterà nei prossimi numeri.

(Fonte ofmconv.net)