• 2 Maggio 2024 3:27

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Giac 5,13-20; Sal 140; Mc 10,13-16

Riflessione biblica

“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio” (Mc 10,13-16). Episodio di vita, ma anche lezione per la vita di fede. La spensieratezza dei bambini e il loro schiamazzare possono dare fastidio, ma in fondo rendono la vita gioiosa e colorita, spezzano quella routine del quotidiano pesante e sempre ansioso. Ma al di là di queste note umane, Gesù ci propone un messaggio per riflettere. Il bambino è proposto come modello del nostro vivere la sequela di Gesù: gesu-7-300x225 L'accoglienza di un bambino“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10,15). E che questo sia il pensiero di Gesù è confermato da lui stesso: “In verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3). Non si può rimanere con la mentalità adulta dei discepoli, che scacciano i bambini, perché il Regno dei cieli è cosa seria e cosa da adulti seriosi e impegnati. Per Gesù, nulla di più falso: la gioia semplice apre il cuore all’ascolto della parola e ci rende disponibili a ricevere il Regno di Dio nella semplicità, nella docilità e in piena fiducia. Il pessimista è chiuso in se stesso, prigioniero dei suoi pensieri cupi e dannosi: non è disponibile a rinascere secondo lo Spirito e correre per la via della salvezza. Camminare in semplicità: niente complicazioni inutili, ma quella serenità che ci fa aderire spontaneamente al Vangelo e alla salvezza proposta da Gesù: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?” (Lc 9,24-25). Allora, “pensiamo al Signore con bontà d’animo e cerchiamolo con cuore semplice” (Sap 1,1).parola L'accoglienza di un bambino In docilità: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza” (Gc 1,21); essa ci renda capaci di ascoltare, apprendere, accettare gli insegnamenti del Vangelo, per realizzare il nostro progetto di vita in comunione con Gesù. Con fiducia: con quell’abbandono pieno e affettuoso che ci fa vivere in sintonia perfetta con Gesù e con le sue scelte di predilezione e rispetto per i “piccoli” di questo mondo. E la nostra certezza sia questa: “Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza” (Is 12,2). E con Paolo apostolo: “So che, secondo la mia ardente attesa e la speranza, in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia”(Fil 1,19a.20). 

Lettura esistenziale

gesu-e-i-bambini L'accoglienza di un bambino“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10, 15). Dalla reazione che hanno i discepoli sembra di capire che vogliano relegare Gesù solo nelle faccende che essi reputano serie. E, a quanto pare, per loro non è una questione seria avere a che fare con i bambini che, fra l’altro, ai tempi di Gesù non contavano nulla.

Quando la misericordia di Dio si manifesta nel guarire, liberare, sfamare, allora riusciamo ad accettarla, ma quando si presenta come tenerezza gratuita facciamo fatica ad accoglierla. Eppure la misericordia di Dio è, prima di tutto, un gratuito e disinteressato gesto di tenerezza nei nostri confronti. E se delle volte diventa guarigione, liberazione e perdono, questo non deve ingannarci nel farci pensare che quell’amore è sempre un amore con un motivo pratico. Noi siamo amati per noi stessi, e lo siamo in maniera gratuita e senza secondi fini, fossero anche fini buoni.

gesu-e-i-bambini-1-300x233 L'accoglienza di un bambinoRicevere il regno di Dio come i bambini significa lasciarsi evangelizzare da questa gratuità di amore con cui siamo amati da Gesù. È mettersi nell’atteggiamento non di chi deve dimostrare qualcosa o meritarselo, ma da chi si lascia voler bene senza opporre resistenza. Credo che sia questo il motivo per cui il vangelo finisca con un’immagine che dovrebbe costantemente accompagnarci: “E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro”.

“E presili in braccio…”, lasciarsi prendere in braccio da Lui è questo il segreto per accogliere nel migliore dei modi il regno di Dio. Da quella nuova prospettiva tutta la nostra vita cambia, si rinnova, ci libera davvero. La vita in braccio a Lui è l’unica vita che sa di qualcosa. Forse dovremmo solo domandarci come lasciaglielo fare. Dovremmo domandarci come non opporre resistenza a questo.