• 4 Maggio 2024 7:20

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Carlo Borromeo

Letture: Rm 11,1-2.11-12.25-29; Sal 93; Lc 14,1.7-11

Riflessione biblica

“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, ma all’ultimo posto” (Lc 14,7-11). Non è regola di buon comportamento sociale né si tratta neppure di una regola di prudente modestia: non cerco il primo posto solo per non fare brutta figura: “È meglio sentirsi dire: Sali quassù, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante” (Prov 25,7). Gesù ci vuole insegnare qualcosa di fondamentale per la vita spirituale, un’illuminazione per la vita: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile” (Rom 12,16). Gesù ci ha dato l’esempio: “Svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte alla morte di croce” (Fil 2,6-8). Dietro l’esempio di Gesù, dobbiamo assumere uno stile di vita umile, ricordandoci quanto ci consiglia la parola di Dio: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato” (Sir 3,18-20). È l’esempio di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46-48). La logica di Gesù e di Maria: “Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”, non è quella dell’apparenza vanitosa, ma quella dell’uguaglianza fraterna: “rivestiamoci tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliamoci sotto la potente mano di Dio, affinché ci esalti al tempo opportuno” (1Pt 5,6).

Lettura esistenziale

“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 11). Il terreno dell’umiltà è quello adatto perché la Parola di Dio porti frutto. Sappiamo che essere umili scegliendo l’ultimo posto porta in sé l’onore di essere chiamato col nome di amico: “Amico, vieni più avanti!” (Lc 14, 10). Dio è amico dell’umile, perché l’umile è terra buona dove il seme della Parola può essere accolto e germogliare. Gesù è l’umile, il povero, il piccolo semplicemente perché è Amore: questa è la vera grandezza a cui siamo chiamati. Questa di Gesù sembra una lezione su una questione di stile e in parte lo è, perché dai gesti esterni, dallo stile esteriore che noi abbiamo viene fuori tutto ciò in cui crediamo e che abbiamo scelto nel profondo di noi stessi. La logica della scelta dell’ultimo posto non è una logica di frustrazione o di svalutazione di sé stessi, ma è la logica di chi si sa talmente tanto amato che non ha bisogno di apparire per contare agli occhi di Dio, e che può permettersi di mettersi anche nell’anfratto più nascosto sapendo che è talmente tanto amato che per quell’amore non rimarrà mai invisibile, mai lasciato in disparte. Come cristiani non dovremmo cercare i primi posti perché a chi sperimenta un vuoto è normale la ricerca di un riconoscimento esteriore che riempia quel vuoto, ma in noi questo vuoto è stato colmato dall’amore di Cristo. Se, dunque, continuiamo a cercare i primi posti forse il problema è che non riconosciamo di essere amati. Vogliamo guarire? Basta levare gli occhi a Cristo Crocifisso ed aprire il nostro cuore al suo amore.