• 2 Maggio 2024 3:45

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Salvatore di Bella – La Sicilia e più in particolare il territorio dei Nebrodi possiede un patrimonio culturale di valore inestimabile e si è sempre contraddistinto per la sua storia, per i saperi e le tradizioni soprattutto legate alle attività agricole, zootecniche e forestali, i cui attori principali (agricoltori e allevatori) sono i veri custodi del territorio.

Oggi più che mai, nelle altre regioni d’Italia, ma soprattutto all’estero vi è una costante ricerca di Sicilia, ed è per questo motivo che è necessario valorizzare il più possibile le risorse economiche che per la maggior parte ancora oggi, sono rappresentate dalle attività agro-pastorali con una forte leadership in regime di biologico, selvicoltura e turismo.

Ma come possiamo valorizzare tali risorse? Sicuramente non solo attraverso le indennità compensative corrisposte, anche perché vi è la necessità di “innovare nella tradizione”!

Il consumatore medio oggi è molto più attento alle filiere ed è disponibile anche a pagare qualcosa in più per prodotti agroalimentari che derivano in prima battuta dal rispetto della sanità e del benessere animale, dalle buone prassi di produzione, ma soprattutto da filiere con un grado di sostenibilità economica ed ambientale elevata ed i Nebrodi bene si prestano.

Provola-dei-Nebrodi-300x171 Nebrodi, come valorizzare le risorse del territorioNel 2020, la Regione Sicilia ha avuto un trend positivo e attualmente si colloca al terzo posto in Italia per prodotti a denominazione fra i quali d’interesse la Provola dei Nebrodi, mentre si sta istruendo il dossier per il salame Sant’Angelo di Suino Nero dei Nebrodi (altra eccellenza di rilevanza).

Tra i tanti strumenti di valorizzazione vi è quello dei P.I.F. (Progetti Integrati di Filiera), che consiste nell’aggregazione di tutti i rappresentanti delle filiere agricole e agroalimentari, al fine di fare sistema tra le imprese, di avere un trasferimento tecnologico, di far fronte alla richiesta di prodotti che non sono ancora coperti (prodotti agricoli, prodotti di origine animale quali carne e derivati, latte vaccino, ovi-caprino, derivati del latte, uova, miele, etc.), e di poter quindi competere su mercati più strutturati nella Grande Distribuzione Organizzata.

Fra l’altro lo sviluppo locale nelle zone rurali è uno degli obiettivi del Piano di Sviluppo Rurale, che ha tra le finalità anche quella di adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Gli effetti auspicabili sono senz’altro positivi, anche perché per la mia esperienza professionale posso senz’altro dire che quando si parla di prodotti a denominazione (D.O.P., D.O.C.G, I.G.T., I.G.P.) non si parla del prodotto agroalimentare fine a se stesso, ma del territorio, della collettività che lo rappresenta, dell’enogastronomia, del turismo di tipo esperienziale e naturalistico, come anche il turismo equestre.

A questo proposito, il Cavallo Sanfratellano offre ottimi spunti di riflessione.