• 29 Aprile 2024 6:17

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura.

Sabato della XXV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Zc 2,5-9.14-15; Salmo:Ger 31; Vangelo: Lc 9,43-45

Riflessione Biblica

“Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini” (Lc 9,43-45). Siamo invitati, quindi, a riflettere su queste parole e farle penetrare nella nostra esistenza di credenti. Su di esse poggia la nostra fede: Gesù è il crocifisso, che è stato consegnato per noi, che ha patito molto, è morto per noi offrendo la sua vita per noi, è risuscitato per la nostra salvezza. Non cerchiamo un altro Cristo, “la nostra fede non si fondi sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,5) per comprendere il mistero di amore di Dio, che ci ha amati tanto da “dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Per questo, con Paolo diciamo a noi stessi e proclamiamo dinanzi a tutti: nella mia vita, “non voglio sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Cor 2,2). Gesu-4-300x167 Non capivanoMa più che con le parole lo dobbiamo proclamare con la vita, accettando umiliazioni, sofferenze fisiche e morali, maldicenze e persecuzioni. E non solo: anche le nostre miserie morali e incoerenze nella fede ci fanno soffrire e sentire lontani dal messaggio di amore di Gesù. La croce di Gesù segna le nostre giornate, ma ci conduce alla sua gloria: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rom 8,18). E S. Francesco, nel giubilo del suo cuore esclamava, pensando a Gesù crocifisso: “È tanto il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto”. Purtroppo, non sempre siamo convinti e disposti a partecipare al mistero di sofferenza e di morte di Gesù, ma la fede ci rende sicuri che “nella misura in cui partecipiamo alle sofferenze di Cristo, rallegriamoci perché anche nella rivelazione della sua gloria possiamo rallegrarci ed esultare” (1Pt 4,13). Guardiamo spesso Gesù crocifisso e, come Maria, madre di Gesù e madre nostra, stiamo saldi ai piedi della croce di Gesù (Gv 19,25), lui è il nostro vanto e la nostra gloria.

Lettura esistenziale

gesu1-2-300x169 Non capivanoAll’ammirazione della folla per le opere compiute da Gesù, Egli fa seguire un secondo annuncio della sua passione. E mentre le folle e i discepoli restano colpiti dai suoi prodigi: guarigioni, esorcismi, moltiplicazione dei pani, resurrezione dei morti, Egli sposta la loro attenzione: dalle sue azioni alla sua passione, dalle cose che fa a quelle che subirà.

Da cosa riconosciamo che Gesù è Dio? Non dai suoi miracoli, ma dal suo patire sulla croce dettato da un amore senza misura (Mc 15,39); non dalla moltiplicazione dei pani, ma del suo farsi pane (Lc 24,30-31); dal suo consegnarsi nelle mani degli uomini (Gv 18, 4-9).

L’Eucarestia è il segno della divinità di Gesù: egli spezza il suo corpo e lo dona, versa il suo sangue e lo offre. Dio è amore: egli è in quanto ama; la sua passione per gli uomini, che diventa patire ed offrirsi per loro, è la manifestazione della sua essenza.

gesu-2-300x151 Non capivanoEd è anche la manifestazione della nostra stessa essenza, in quanto figli di Dio: chiamati ad amare, in quanto amati; resi capaci di perdonare, in quanto perdonati; sollecitati a donarci gli uni gli altri, in quanto egli si è donato per noi.

Dio si consegna nelle mani dell’uomo. Nelle nostre povere mani. Ogni mattina, durante la Santa Messa, le nostre mani che si aprono, che si distendono, diventano, per un breve istante, la sua culla. Lungo la via, al bivio della strada, lo incontriamo nel volto del fratello. Dal suo sguardo capiamo che ha bisogno di noi, delle nostre attenzioni, di un sorriso, di una parola buona. Ancora una volta si mette nelle nostre mani, dipende da noi. Sappiamo riconoscerlo?