• 30 Aprile 2024 11:33

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Don Ciro Lo Cicero

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Letture: Dt 8,2-3.14-16; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La Chiesa oggi celebra con gioia e riconoscenza la festa dell’Eucarestia.

Tutti ricordiamo l’episodio della sinagoga di Cafarnao. Gesù afferma di essere il «pane vivo disceso dal cielo», e promette che chi «mangia questo pane vivrà in eterno». (Gv 6,51)

Nell’eccesso del suo amore senza limiti per noi, Gesù promette di trasformarsi in pane per farsi nostro cibo. Questo pane divino non è solo vivo, perché contiene il Corpo e Sangue del Signore Risorto, ma crea e dona la Vita eterna a chi lo riceve con fede.

Mentre quelli che hanno mangiato la manna sono morti, chi mangia di questo pane viene inserito nel rapporto d’amore che esiste tra il Padre e il Figlio e riceve da essi la Vita divina, pegno di immortalità futura.

L’Eucarestia, dunque, è il cibo vero del credente.

«Ecco allora la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi, non noi stessi. Mettere Lui al centro e non la vanità del proprio io. Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. Sempre la vita ci chiede il conto. Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo o i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato; io sono benedetto da Dio; Lui mi ha voluto rivestire di bellezza e mi vuole libero, mi vuole libera da ogni schiavitù. Ricordiamoci questo: chi adora Dio non diventa schiavo di nessuno: è libero. Riscopriamo la preghiera di adorazione, una preghiera che si dimentica con frequenza. Adorare, la preghiera di adorazione, riscopriamola: essa ci libera e ci restituisce alla nostra dignità di figli, non di schiavi» (Papa Francesco, Congresso Eucaristico Nazionale, Matera 2022).

Rinnoviamo la nostra fede in Gesù presente in mezzo a noi, e ringraziamolo per aver fatto della nostra anima il luogo privilegiato della sua dimora.

Preghiamo insieme:

Come è facile, Signore, celebrare la tua Cena sotto le arcate della chiesa!
Come è facile, Signore, riconoscerci peccatori recitando distrattamente: «Signore pietà!».
Come è facile, Signore, rispondere «Rendiamo grazie a Dio!»
alla tua Parola che ci comanda di portare ciascuno i problemi degli altri;
di leggere la tua presenza nelle cose, nelle persone, nei fatti.
Come è facile, Signore, assistere in ginocchio a te che diventi pane e vino per tutti.
Come è facile, Signore, dare la mano al vicino dicendo: “La pace sia con te!”.
Come è facile, Signore, mangiare l’unico pane al suono dell’organo.
Ma tu, Signore, dicendoci “Fate questo in memoria di me”
ci hai comandato di rifare tutta la tua vita, non solo il gesto che la riassume.
Signore, aiutami a celebrare la tua messa da lunedì a sabato.
Signore, che la messa diventi la vita, e la vita la messa.
(Tonino Lasconi)

Una buona e santa domenica.