di Basilio Petruzza – Sin da quando è stato chiaro a tutti che avrebbe vinto le elezioni, Giorgia Meloni e il suo partito sono stati tacciati di essere fascisti. Una definizione forte, rigettata non solo dalle destre, ma anche da molti esponenti ed elettori di sinistra, che hanno detto: «Non possiamo dare del fascista a chiunque non la pensi come noi».
Giusto, sono d’accordo. Perciò io per primo, che avevo parlato di ideali fascisti difesi strenuamente da una certa destra, ho fatto mea culpa. Mi sono detto che, a essere radicali in un giudizio, si finisce per diventare estremisti. Sì, è vero, la politica della Meloni si basa su ideali razzisti, omofobi, misogini, non ambientalisti, è una politica populista, che odia, emargina, frena ogni forma di emancipazione, ma non ha senso parlare a sproposito di fascismo. Questo mi sono detto.
Poi, però, La Russa è stato eletto presidente del Senato e Fontana presidente della Camera, rispettivamente un fascista dichiarato («Siamo tutti eredi del duce») e un razzista, omofobo, misogino, antiabortista, antidivorzista, antieuropeista, pro Putin, ultracattolico e vicino a molte formazioni neonaziste presenti in Europa.

Nessun diritto è al sicuro. Nessuno, che non sia uomo, bianco, eterosessuale e ultracattolico, è al sicuro. Lo ribadisco, se è vero che oggi l’Italia è una democrazia e non corre il rischio di diventare un regime dittatoriale, è altrettanto vero che gli ideali fascisti esistono ancora e vengono difesi dalla destra. Da questa destra. Che è estrema. Che è pericolosa. Ci aspettano tempi bui.