• 7 Dicembre 2024 21:32

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ap 15,1-4   Sal 97   Lc 21,12-19

Riflessione biblica

“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc 21,12.19). La perseveranza è la virtù che ci permette di attendere la realizzazione di un bene sopportando avversità e difficoltà, ma anche quella costante grandezza d’animo nel portare a compimento il progetto di Dio in attesa dell’avvento del Signore Gesù. Il cristiano, pertanto, deve essere perseverante nella fede, nella speranza e nell’amore. Perseveranti nella fede: è rimanere in Gesù: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me” (Gv 15,4). In lui, rimaniamo saldi nella sua parola: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Il suo Spirito Santo “ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che egli ci ha detto” (Gv 14,26). Perseveranti nella speranza: per non illanguidire nel sonno dell’indifferenza e dell’apatia, “teniamo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Ebr 12,1-2), e rimaniamo saldi anche nelle tribolazioni, “sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,3-5). Perseveranti nell’amore: da questo tutti sapranno che siamo discepoli di Gesù, se avremo amore gli uni verso gli altri (Gv 13.34-35), sapremo riconoscere nel povero e nel bisogno il volto di Cristo e gli offriamo il nostro aiuto e piena solidarietà. “Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio” (Rom 15,5-6). Allora, “quando si manifesterà Cristo, la nostra vita, anche noi con lui saremo manifestati nella gloria” (Col 3,4).

Lettura esistenziale

“Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza” (Lc 21, 12-13) Queste parole di Gesù non sono relegate ad un passato ormai trascorso. Il tempo delle persecuzioni e dei martiri, infatti, non si è concluso, anzi oggi è più attuale che mai. Ogni anno migliaia di fratelli vengono uccisi, torturati, vessati, costretti a scappare, a lasciare la propria terra, a pagare alto il prezzo di appartenere a Cristo. Oltre a queste ci sono poi anche le persecuzioni bianche, cioè quelle sottili, senza spargimento di sangue, a cui assistiamo più che altro in Occidente. Dare testimonianza non è una forma di ostentazione ma è tentare di rendere visibile il Vangelo con mitezza e umiltà.  I testimoni non gridano, non urlano, non sono violenti, non lanciano pietre e men che meno parole. I testimoni sono persone che hanno una grande forza interiore e una delicatezza esteriore estrema. Essi mostrano con la propria vita, e senza clamore che un’altra via è possibile. Non hanno strategia, perché sanno che lo Spirito dirà loro di volta in volta cosa fare. È Lui che provvede a difenderci, a suggerire cosa dire, a sostenerci, a fare da baluardo. Essere di Cristo significa affrontare le persecuzioni, le tempeste e le prove della vita, con l’intima certezza che è Lui a combattere le nostre battaglie e che l’unica cosa che possiamo fare è cercare di non perdere la pace e la letizia di fondo.