• 9 Dicembre 2024 8:40

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Sap 18,14-16;19,6-9; Sal 104; (Lc 18, 8)

Riflessione biblica

“Gesù disse ai discepoli: è necessario pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1-8). Non c’è dubbio: per Gesù, pregare è necessario, è il respiro dell’anima, specialmente nel tempo dell’attesa del Signore. Il cammino del cristiano è proteso all’incontro con il Signore. Con la fede: la preghiera è sostegno della fede nel tempo della prova: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). Domanda inquietante! La fede investe la vita e la trasforma in preghiera, la preghiera a sua volta rende salda la fede nell’amore a Dio e nell’operosità del vivere quotidiano, investe tutta la persona nel suo pensare, agire, sentire. Non c’è preghiera senza fede, non c’è fede senza preghiera: chi prega è in comunione con Gesù che ci dona la salvezza. Con la speranza: la preghiera è anelito dell’anima, protesa verso la patria, “da dove aspettiamo come salvatore il Signore Gesù, che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20-21). Nel tempo dell’attesa, il discepolo deve mantenere la fiducia che Dio interverrà, insistere con perseveranza, deve essere come la vedova: chiedere, anche in maniera ostinata e importuna, per ottenere da parte di Dio l’avvento del suo Regno e quella giustizia che lo salva e lo rende atto al Regno di Dio. Con la perseveranza nella preghiera salveremo la nostra vita (Lc 21,19). Con l’amore: la preghiera alimenta la no-stra comunione d’amore con Dio, con Gesù e con i fratelli e sorelle nella fede: “il Signore stesso vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore Gesù Cristo con tutti i suoi santi” (1Tes 3,12). Infine, pregare nello Spirito: egli ci insegna che pregare non è convincere Dio delle nostre necessità, ma un lasciarci convertire al suo progetto di amore. E lo Spirito “viene in aiuto alla nostra debolezza; infatti, non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio”

Lettura esistenziale

“Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Lc 18, 1). La liturgia ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola. Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha un atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Ella non può nemmeno appellarsi a princìpi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera. La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). È una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. È chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera.