“Prendersi cura: una famiglia per ogni comunità del Mediterraneo” è la sfida che i ragazzi del bacino lanciano alle Chiese affacciate sul grande mare in occasione dell’Anno Santo. Ed è il nome del progetto giubilare di accoglienza presentato a Palermo dal Consiglio dei giovani del Mediterraneo. «Attraverso le Conferenze episcopali e i Sinodi che i delegati del Consiglio rappresentano, i ragazzi vogliono essere protagonisti di un impegno a favore dei più deboli», spiega Tina Hamalaya, originaria del Libano ma trasferitasi in Italia. Lei anima la segreteria della consulta internazionale permanente formata da quaranta giovani dei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Giovani che decidono di «mettersi in cammino con quanti sono nel bisogno per curarne le ferite: siano essi migranti, rifugiati, richiedenti asilo ma anche senza fissa dimora, madri e padri in condizioni di disagio con i loro figli, donne vittime di tratta, giovani in difficoltà. In pratica, tutte quelle situazioni di fragilità che con numeri sempre più preoccupanti caratterizzano le nostre società», aggiunge Tina.
Il Consiglio dei giovani è stato voluto dalla Cei dopo l’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo che si era tenuto a Firenze nel 2022. E vuole essere un segno concreto di attenzione della Chiesa cattolica verso le nuove generazioni per favorire una convivenza fra i popoli basata sulla fraternità. Sede dell’organismo è il Seminario di Fiesole. I ragazzi che lo compongono rappresentano le Chiese del bacino che li hanno indicati come delegati. Il Consiglio si è insediato nell’estate 2023 a Firenze. Quattro le aree d’azione: l’impegno sociale, la formazione religiosa, l’educazione, lo scambio fra le sponde. La Cei ha affidato l’iniziativa a quattro realtà fiorentine: la Fondazione Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, il Centro internazionale studenti La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II, onlus per lo sviluppo e la cooperazione nei Paesi più fragili.