Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della XIII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gen 27,1-5.15-29 Sal 134 Mt 9,14-17
Riflessione biblica
“Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore” (Mt 9,14-17). Il rinnovamento di noi stessi deve essere totale. Ma tale rinnovamento non può avvenire senza la presenza costante di Gesù con noi. Deve essere un rinnovamento della mente: “Rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,23-24). Non digiuniamo, perché ci sentiamo migliori degli altri e se digiuniamo non lo facciamo per apparire migliori. Il rinnovamento che vuole Gesù implica un sano discernimento interiore, che ci rende coscienti che ogni giorno dobbiamo divenire nuovi nello Spirito: “L’uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,16). Per questo, deve essere soprattutto un rinnovamento del cuore: “Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rom 10,10). Bisogna lasciare operare lo Spirito in noi, in maniera che viviamo gli avvenimenti non in maniera ripetitiva, ma sempre rinnovata dallo Spirito, che tutto trasfigura e ci fa vivere nella gioia della novità evangelica. Sia l’immagine del “rattoppo” che quella degli “otri” ci ricordano che il rinnovamento di noi stessi deve essere radicale, perché dobbiamo “rivestirci di Cristo” (Rom 13,14), l’uomo nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato” (Col 3,10). Deve essere un rinnovamento nella docilità allo Spirito, sapendo che, quando lo Spirito agisce in noi e tra noi, “intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Allora tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rom 8,27-28). Il rinnovamento autentico è lasciare che l’amore agisca in noi e tra noi: “Al di sopra di tutto vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione” (Col 3,14).
Lettura esistenziale
“Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?” (Mt 9,14). La vocazione di Levi si era conclusa con un grande banchetto, l’evangelista presenta Gesù che siede a tavola assieme a “molti pubblicani e peccatori” (9,10). Questa scena certamente suscita un certo imbarazzo tra la gente più devota. Fanno parte di questo gruppo anche i discepoli di Giovanni che hanno stima del Rabbì di Nazaret e gli chiedono di spiegare perché non dà valore al digiuno che loro erano abituati a praticare con frequenza. D’altra parte il loro maestro, Giovanni Battista, era vissuto in regione desertiche e si nutriva solo di locuste e miele selvatico. Sono dunque stupiti nel vedere che Gesù banchetta allegramente. La risposta del Nazareno è davvero sorprendente: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?” (9,15). Sembra una domanda che interpella i suoi interlocutori, in realtà contiene un annuncio, quello che fa del cristianesimo una bella notizia. “Dove c’è amore, c’è Dio”: questo detto, attribuito a san Paolino di Aquileia (VIII secolo), potrebbe essere presentato anche così: dove c’è festa, lì c’è Dio. Gesù porta la gioia! È bene specificare che si tratta di una festa nuziale: un’immagine non casuale perché fa riferimento a quella festa che celebra e rinnova l’alleanza con Dio, come leggiamo nella parola dei Profeti che presentano Dio come lo Sposo d’Israele. Il Signore non si limita ad accompagnare e a sostenere il suo popolo, Cristo sottoscrive un patto di alleanza nuova ed eterna. Quest’alleanza non dipende dalle circostanze storiche. L’amore di Dio è per sempre, ha il sapore dell’eternità. Gesù viene a sigillare l’esperienza che i profeti hanno annunciato, annuncia che Dio ama da sempre e per sempre. È questa la fede che oggi vogliamo proclamare.