• 30 Aprile 2024 12:40

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Shara Pirrotti – Il fenomeno monastico cosiddetto “basiliano” fu rilevante in Sicilia non soltanto per le emergenze architettoniche di pregio disseminate sul territorio, specie nella pars orientalis della nostra isola (alcune delle quali apprezzabili ancor oggi), ma anche perché l’esperienza cenobitica basiliana plasmò numerosi santi monaci, che sono in seguito divenuti i patroni dei comuni di nascita o di adozione, all’interno di quell’area denominata, nel lungo arco temporale che va dal pieno Medioevo all’età Borbonica, “Valdemone”.

Santità basiliana

La santità era l’obiettivo culminante della vita di un monaco: per raggiungere la condizione di “perfetti”, cioè simili agli angeli, ogni cenobita era disposto a sottomettersi a prove durissime di isolamento, digiuno e a ogni sorta di privazioni. Lo stesso termine monakós, d’altronde, significa propriamente “perfetto”, “non diviso”, assimilato cioè all’unità assoluta, alla totalità che si realizza nell’intimità con il divino, mediante il raggiungimento della esukía (la contemplazione in totale solitudine) e dell’apotaghé (la rinuncia ai beni mondani).

san-basilio-220x300 Santità Basiliana in SiciliaSan Basilio aveva consigliato ai monaci che avessero voluto imitare il suo esempio, dedicandosi interamente a Dio, di suddividere la loro giornata tra il lavoro, la preghiera e le opere di carità. Tra queste ultime, erano incluse tutte le azioni che consentissero ai comuni mortali rimasti nel mondo di convertirsi e salvare la propria anima. La popolazione medievale, infatti, seguendo il sistema di credenze di allora, non si sentiva degna di salvarsi da sola, e per questo delegava i monaci a fungere da trait d’union tra la terra e il cielo. I monaci pregavano per i loro confratelli, per i congiunti che avevano dovuto abbandonare una volta entrati in monastero, ma anche per l’intera umanità e per chiunque glielo avesse chiesto, donando talvolta in contraccambio parte dei propri averi. La funzione salvifica dei monaci basiliani, oltre che dalle preghiere, era talvolta suggellata da segni prodigiosi, che i santi monaci erano in grado di compiere, perché la loro vita austera li poneva in contatto diretto con la divinità, che operava attraverso di loro.

Per questo speciale carisma, alcuni santi basiliani, taumaturghi riconosciuti dai contemporanei, furono talvolta gli interlocutori prescelti di amministratori e sovrani, per interpretare segni, porre fine a pestilenze e afflizioni, dispensare consigli sul modo più corretto di vivere la fede cristiana.

 

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(Foto: Dormitio Virginis ad Alcara Li Fusi- Sicilypresent)