• 13 Maggio 2024 22:51

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Bartolomeo 

Letture: Ap 21,9-14; Sal 144; Gv 1,45-51

Riflessione biblica

“Natanaele gli disse: Da Nàzaret può venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi” (Gv 1,45-51). Ecco il cammino di fede di Natanaele: dal pregiudizio farisaico su Gesù alla comunione intima con Gesù, divenuta poi sequela e testimonianza a Gesù. E ciò avvenne con la mediazione di Filippo: vero e saggio “direttore spirituale” che ha invitato Natanaele (per i Vangeli Sinottici, Bartolomeo, Mc 3,18; Mt 10,3; Lc 6,14) a fare esperienza personale di Gesù. natanaele Se non credi, vieni e vediNella vita spirituale, c’è bisogno di concretezza e della saggezza di una persona di fede, se non si vuole costruire sulle sabbie mobili del devozionalismo o della santità approssimativa del “fai da te”. In tale incontro, Gesù gli svelò la sua identità: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Grande elogio, che pone in rilievo alcuni tratti della personalità umana e spirituale di Bartolomeo. “Un “Israelita”: un rappresentante del popolo di Dio in attesa costante dell’avvento del Messia, un uomo in ricerca del Regno di Dio. “In cui non c’è falsità”: niente ipocrisia, ma saggia ricerca del progetto di amore di Dio, guidato dalla Legge e dai Profeti, per conoscere la via della salvezza e vivere in essa con fedeltà: “Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, per osservare e mettere in pratica tutto quanto vi è scritto; così porterai a buon fine il tuo cammino e avrai successo” (Gs 1,8). E il Salmista prega e proclama: “Beato l’uomo, che nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte” (Sal 1,2). “Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”: immagine di chi con sapienza assapora la dolcezza della legge di Dio, la medita e la mette in pratica. Uomo saggio, Bartolomeo, che costruisce la propria esistenza sulla roccia salda della Parola eterna di Dio e attende “la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza” (Lc 1,55). In quell’incontro, in “Gesù, il figlio di Giuseppe di Nàzaret, colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti” (Gv 1,45). E proclamò con forza la sua fede: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!” (Gv 1,49). Gli si aprì il mistero: seguì Gesù e divenne testimone del suo mistero di amore, di morte e risurrezione per la nostra salvezza.

Lettura esistenziale

gesu1-300x199 Se non credi, vieni e vedi“Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” (Gv 1, 46). Nella serie degli Apostoli chiamati da Gesù durante la sua vita terrena, oggi è l’apostolo Bartolomeo ad attrarre la nostra attenzione. Quando Filippo gli comunica di avere trovato il Messia, egli risponde con questa contestazione: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1, 46a). Questa domanda ci fa vedere che, secondo le attese giudaiche, il Messia non poteva provenire da un villaggio tanto oscuro come era appunto Nazaret. Al tempo stesso, però, pone in evidenza la libertà di Dio, che sorprende le nostre attese facendosi trovare proprio là dove non ce lo aspetteremmo. D’altra parte, sappiamo che Gesù in realtà non era esclusivamente “da Nazaret”, ma che era nato a Betlemme e che veniva dal cielo, dal Padre.

Un’altra riflessione ci suggerisce la figura di Natanaele: nel nostro rapporto con Gesù non dobbiamo accontentarci delle sole parole. Filippo, nella sua replica, fa a Natanaele un invito significativo: “Vieni e vedi!” (Gv1, 46b). La nostra conoscenza di Gesù ha soprattutto bisogno di un’esperienza viva: la testimonianza altrui è importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimonianze. Ma poi dobbiamo essere noi stessi ad essere coinvolti nel fare esperienza di Cristo Gesù.

In modo analogo i Samaritani, dopo aver sentito la testimonianza della loro concittadina che Gesù aveva incontrato presso il pozzo di Giacobbe, vollero parlare direttamente con Lui e, dopo questo, dissero alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo” (Gv  4, 42).