• 16 Ottobre 2024 8:32

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della XIII settimana del tempo Ordinario

Letture: Am 3,1-8;4,11-12; Sal 5; Mt 8,23-27

Riflessione biblica

“Si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: Salvaci, Signore, siamo perduti!” (Mt 8,23-27). No, non è un grido di disperazione, ma di chi è convinto che il Signore è sempre in mezzo a noi, anche nei momenti difficili della vita personale, familiare ed ecclesiale. Quante tempeste: malattie, dubbi che turbano l’anima, quante ambiguità che non ci lasciano in pace, quanti contrasti che spezzano l’armonia interiore e familiare. Navighiamo in un mondo turbato e pieno di insidie. È il momento della fede adulta, che ci libera dalla pretesa di poter fare tutto da noi. Forse, pretendiamo che Gesù intervenga subito; egli invece sembra dormire: e la nostra fede è una barca in preda alle onde. Ma, nonostante ciò e per quanto siamo “uomini e donne di poca fede”, continuiamo a credere che prima o poi egli ci restituirà la “calma interiore”, metterà armonia tra noi e, operando nella carità, troveremo in Gesù la tranquillità del vivere insieme. Gesù è la nostra pace (Ef 2,14) e solo in lui possiamo continuare il nostro cammino di santità. Gesù è con noi, al centro della nostra barca in tempesta, ma sempre presente per darci coraggio nell’affrontare i nostri travagli interiori e le difficoltà che la vita ci riserva. Il dubbio ci mette paura, ma il mare tempestoso della vita ci circonda, allora gridiamo con Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). E con Paolo riaffermiamo la nostra convinzione di fede: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rom 8,35-37). In breve, i due apostoli ci insegnano che abbiamo bisogno di una fiducia sconfinata in Gesù: passare da una fede piccola ad una fede grande e matura, che sa portare con Gesù la propria croce.

Lettura esistenziale

“Tutti, pieni di stupore, dicevano: ‹‹Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?››” (Mt 8, 27). Stupisce come gli elementi naturali, quali il vento e il mare, obbediscano docilmente a Cristo, riconoscendolo come Creatore e Signore, molto più di quanto lo facciamo noi esseri umani. Creandoci liberi è come se Dio si fosse legato le mani. Del resto Dio è Amore nella sua più intima essenza e l’amore vero lascia sempre libero l’altro. Per agire Dio domanda il «sì» dell’uomo che ha creato come un interlocutore libero, chiede che la sua creatura Gli risponda con piena libertà. Come la vita stessa dell’uomo, la libertà trae senso dall’amore. L’apostolo Paolo, nella Lettera ai Galati scrive: “Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13). Vivere secondo la carne significa seguire il nostro egoismo. Vivere secondo lo Spirito invece è lasciarsi guidare nelle intenzioni e nelle opere dall’amore di Dio, che Cristo ci ha donato. La libertà cristiana è dunque tutt’altro che arbitrarietà; è sequela di Cristo nel dono di sé sino al sacrificio della Croce. Può sembrare un paradosso, ma il culmine della sua libertà il Signore l’ha vissuto sulla croce, come vertice dell’amore. Quando sul Calvario gli gridavano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce!”, egli dimostrò la sua libertà di Figlio proprio rimanendo su quel patibolo per compiere fino in fondo la volontà misericordiosa del Padre. Vivere pienamente la libertà dei figli di Dio significa non lasciarsi condizionare dal male, ma farsi determinare nel proprio agire unicamente dall’amore.