• 17 Maggio 2024 8:16

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scandura

Martedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Nm 12,1-13; Sal 50; Mt 14,22-36

Riflessione biblica

Gesù parlò loro dicendo: Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (Mt 14,22-36). Sono parole di conforto e di incoraggiamento, che ci aiutano a superare le difficoltà della vita. Già l’immagine del “camminare sul mare” indica la potenza divina di Gesù: “Lui solo dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare” (Gb 9,8). Ma tale manifestazione di Gesù può essere solo compresa solo se riconosciamo Gesù, con la mente e con il cuore, quale Figlio di Dio, inviato a noi per la nostra salvezza. La “barca tra le onde minacciose” può essere il nostro cuore in senso personale, la Chiesa in senso comunitario. mare-mosso-300x191 Signore salvamiI dubbi e le incertezze non mancheranno mai, sono quel “mare agitato”, che ci riempie di paura; e perdiamo il senso profondo della fede, al punto da considerare Gesù come un “fantasma”. L’unica nostra sicurezza è affidarci al Signore e con Pietro gridare a Gesù: “Signore, salvaci!”. Questo grido di fiducia nel Signore Gesù deve essere preghiera costante in noi. Nei momenti difficili della vita, quando la tensione interiore preme sulla nostra mente e sul nostro cuore, facendoci perdere l’orientamento, il coraggio e il senso della vita, è proprio il momento di imitare Gesù: “Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo” (Mt 14,23). Abbandoniamo i pensieri negativi che popolano la mente e il cuore, rimaniamo soli con Gesù, preghiamo con lui meditando le sue parole e troveremo il coraggio di vivere, operare con fede per rendere gloria a Dio (1Cor 10,31) e di fare tutto, in parole ed in opere, in unione a Gesù, in comunione con Gesù e per amore di Gesù (Col 3,17). Guardiamo Gesù crocifisso e la nostra fede troverà sicurezza e audacia: “Dove trovano sicurezza e riposo i deboli se non nelle ferite del Salvatore? Io vi abito tanto più sicuro, quanto più egli è potente nel salvarmi. Il mondo freme, il corpo preme, il diavolo mi tende insidie, ma io non cado perché sono fondato su salda roccia” (S. Bernardo). E la nostra roccia è Gesù crocifisso.

Lettura esistenziale

gesu-300x179 Signore salvami“Signore, salvami!” (Mt 14, 30). Spesso sento dire a tanti cristiani: “Non so pregare”. Ma è la vita stessa che ci insegna a pregare, le situazioni, i bisogni, le necessità, le paure, le tentazioni, le tribolazioni, le gioie. Talvolta si ha una concezione errata della preghiera, come se per rivolgerci a Dio dovessimo indossare altre vesti rispetto a quelle che abbiamo e dimostrarci ineccepibili nel linguaggio, poi però succde che il cuore e la mente siano altrove, cioè assorbiti dai problemi che viviamo.

È bene invece agire esattamente al contrario, partire cioè dalla storia e farne una preghiera, con verità e sincerità.

Non si è mai visto un innamorato che, per rivolgere parole d’amore alla sua amata, le si presenti con il libro in mano ove spulciare le frasi adatte. Non sarebbe credibile. Lo stesso è con Dio. Qui Pietro ha paura di affondare e, dal profondo del cuore, grida a Gesù: “Signore, salvami” e viene subito esaudito. Nell’Antico Testamento leggiamo pure di Mosè che per chiedere la guarigione della sorella Maria, colpita dalla lebbra, non si rivolge a Dio con interminabili preghiera, ma semplicemente gli dice: “Guariscila, Signore!” e il Signore lo ascolta e subito le rende la salute.

Davide poi è un esempio molto bello di questo rapporto schietto, semplice e confidenziale con il Signore. Se ha paura che i nemici gli tolgano la vita: chiede aiuto a Dio nella preghiera. Se ha peccato: riconosce il suo peccato e prega per per ottenere il perdono da Dio. Se sperimenta una vittoria: loda il Signore consapevole di averla ottenuta per Sua grazia.

Di Francesco d’Assisi si dice che era non un uomo che prega, quanto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente, talmente la preghiera gli era divenuta abituale (FF 682).

Possa la preghiera fluire anche in noi, semplice e spontanea, come il respiro o il battito del nostro cuore.