• 4 Maggio 2024 15:55

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Sinodo: come misurare le distanze tra noi e le indicazioni della CEI

di Francesco Polizzottipolizzotti Sinodo: come misurare le distanze tra noi e le indicazioni della CEILe nostre diocesi hanno intrapreso da più di un anno il percorso sinodale con obiettivi legati a diverse fasi considerate indispensabili per un ascolto autentico delle comunità e di riflesso per una partecipazione più sincera: la fase narrativa, la fase sapienziale, la fase profetica. Un cammino che vuole fissare alcune priorità pastorali e le conseguenti scelte per favorire quella conversione pastorale necessaria ad una chiesa che vuole farsi autenticamente missionaria. Chiaro il richiamo alla profezia. «La Chiesa ha bisogno che tutti noi siamo dei profeti», cioè «uomini di speranza», sempre «diretti» e mai «tiepidi», capaci di dire al popolo «parole forti quando vanno dette» e di piangere insieme se necessario. Ecco il profilo del profeta delineato da Papa Francesco.

«La profezia nasce quando ci si lascia provocare da Dio -continua il Papa – non quando si gestisce la propria tranquillità e si tiene tutto sotto controllo. Non nasce dai miei pensieri, non nasce dal mio cuore chiuso. Nasce se noi ci lasciamo provocare da Dio. Quando il Vangelo ribalta le certezze, scaturisce la profezia. Solo chi si apre alle sorprese di Dio diventa profeta».

Il cammino intrapreso si sta rivelando prezioso per quelle chiese diocesane che si sono rese disponibili a fare un cammino ispirato e legato alle indicazioni sinodali. Chi ritiene utile un ritornare più nel territorio, chi richiama ad un agire meno dottrinale e più pastorale, chi invoca aperture e pluralismo anche per applicare gli strumenti di partecipazione pastorale già previste dal Codice di Diritto Canonico (Consiglio pastorale, in primis). Mentre sul piano sociale e politico, molti avvertono la necessità di un rinnovato impegno dei laici cristiani attorno all’agenda di Francesco, a partire dall’approccio rappresentato dall’esperienza dell’Economia di Francesco, a cui fa eco l’esperienza di giovani imprenditori cristiani e non, che il Papa è riuscito a motivare perché l’economia torni ad avere un volto umano, in cui la ricchezza stia più nelle persone che vi partecipano che nei prodotti e nei servizi.

cammino-sinodale-300x161 Sinodo: come misurare le distanze tra noi e le indicazioni della CEILo spazio pubblico finalmente sempre tornare a prendere la sua importanza, anche per contrastare sentimenti di rassegnazione che toccano molti cuori dentro la chiesa, compresi i pastori, i vescovi e la stessa curia romana a cui Francesco da subito ha voluto dedicare un processo di conversione delle strutture ancora prima di richiederlo agli altri. Come suggerisce il sussidio della Cei, “I Cantieri di Betania”, chiede espressamente un rilancio degli organismi di partecipazione, perché sia luogo di vero discernimento comunitario, di reale corresponsabilità e non solo di dibattito e organizzazione”.

Il sinodo ha delle sue tempistiche. Sta permettendo a tutti di esprimersi e di partecipare. Ma come ogni invito, risente di piccole aperture o addirittura il rischio che rimanga un circuito chiuso agli addetti ai lavori, ai laici cristiani più attrezzati, alle esperienze ecclesiali più sensibili, dimenticando come sia necessario ascoltare non tanto quelli “all’interno” ma quelli all’esterno, secondo la metodologia propria del Maestro: «La gente, chi dice che io sia?».

Oltre a ritornare sul territorio emerge anche la necessità di riprendere a dire qualcosa attorno ai temi che più toccano il cuore delle persone, anche vincendo eventuali timori, resistenze, senso di inferiorità. Ad esempio, è molto forte dentro le famiglie religiose il desiderio di accostarsi, chinarsi, riprendere una dimensione di cammino che vada completando l’obbedienza alle regole e ai consigli evangelici senza annacquare il Vangelo.

Così come è incoraggiante l’impegno dei giovani nei luoghi delle relazioni, dell’assistenza, dell’accoglienza, dei servizi all’umanità che soffre.

sinodo-300x169 Sinodo: come misurare le distanze tra noi e le indicazioni della CEIIl grande assente, se così si può chiamare, resta gran parte del clero diocesano che stenta a prendere parte non tanto al dibattito sinodale, quanto ad intraprendere uno stile più appropriato allo stile, perché ad agire nella storia è Dio e il suo popolo, superando quell’abitudine che vede ancora il clero al centro delle comunità cristiane sul modello tridentino e non la centralità della comunità cristiana nella sua complessità, un po’ come ai tempi degli Atti degli Apostoli. E proprio nel decennale dalla salita al soglio pontificio di Francesco che serve un ulteriore sforzo perché questa occasione di crescita comunitaria non vada perduta.

Alla luce di queste piccole impressioni la comunità ecclesiale deve osare quel dinamismo che non si ferma dentro contenitori stanchi e impermeabili all’inquietudine, alla ricerca costante del bene comune, alla visione dell’Altro come parte che ci completa e non come destinatario delle nostre azioni.

Il cammino sinodale, nel quale siamo inseriti, porta con sé aspettative di conversione fondamentali per la vita della Chiesa. Non saranno i nostri “piccoli passi” a determinare quella conversione personale e pastorale delle comunità cristiane ma se nessuno inizia, finiremo per restare fermi in attesa che ad iniziare siano gli altri.

Testimoniare la fede partecipando al percorso sinodale non sarà, allora, dare risposte già pronte, ma contagiare l’inquietudine della ricerca e la pace dell’incontro: “Ci hai fatto per te e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in te” (Sant’Agostino, Le Confessioni, 1,1). Accettare l’invito non è risolvere tutte le oscure domande ma portarle a un Altro e insieme con Lui. A Lui è possibile rivolgere con fiducia le parole della bellissima invocazione sempre di Agostino:

Signore mio Dio, unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarTi, ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarTi. (De Trinitate, 15, 28, 51).