• 3 Maggio 2024 4:26

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della Settimana Santa

Letture: Is 50,4-9; Sal 68;Sal 68; Mt 26,14-25

Riflessione biblica

30-denari Sono forse io?“Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?. Gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo” (Mt 26,14-25). È duro! Anche noi spesso abbiamo permesso al diavolo di operare nel nostro cuore e quante occasioni gli abbiamo dato. “Tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu” (Gal 6,1). Riflettiamo: il tradimento non riguarda solo Giuda. Il suo tradimento, date le circostanze, può sembrare grave; ma il tradimento riguarda ognuno di noi in rapporto a Gesù e ai fratelli. E non si tratta di grandi colpe: trenta denari rispetto alla dignità del fratello, che abbiamo consegnato alla mormorazione, all’impazienza petulante, al nostro interesse personale o al nostro comodo, sono piccola cosa. Sono “piccoli” tradimenti quotidiani: fanno male al cuore del Signore, che ci ha comandato: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,17). Ci turbiamo perché qualcuno ci affligge con giudizi ingiuriosi o ci perseguita con continue punzecchiature e insinuazioni, ne siamo afflitti e coviamo desideri di vendetta e di malumore; dimenticando così ciò che Gesù ci ha detto: “Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; e faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Gv 15,20-21). Rimaniamo insensibili dinanzi al fratello che soffre o che ha bisogno, eppure sappiamo che “ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Sediamo a mensa con Gesù, ricevendo il suo corpo e il suo sangue, lasciamoci trasformare dal suo amore: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate ferventi nello spirito; servite il Signore” (Rom 12,10-11).

Lettura esistenziale

gesu-ultima-cena-300x169 Sono forse io?“Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?»” (Mt 26, 21s).L’annuncio del tradimento, proprio nel bel mezzo della cena pasquale è come una bomba che esplode all’improvviso. Nessuno se lo aspettava e gli apostoli, superato il primo momento di sgomento, dimostrano una sufficiente umiltà nel dubitare di sé stessi. Si interrogano, tutti, pensando che forse qualche parola imprudente, qualche atteggiamento sbagliato del loro agire abbia portato a rendere rintracciabile la presenza di Gesù nel Cenacolo, non dimentichiamo, infatti, che Gesù è ricercato. Egli li rassicura, ma al tempo steso indica con precisione il traditore. Anche Giuda, dimostra una falsa umiltà e pur sapendo bene di essere lui il traditore, anche lui chiede: “Sono forse io?”. Perché egli tradì Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13, 2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22, 3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Giuda poi si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione, sfociando nel suicidio. È per noi un invito a “non disperare mai della misericordia divina” (S. Benedetto). Come dice S. Giovanni Dio “è più grande del nostro cuore” (1Gv 3, 20).