• 3 Maggio 2024 2:06

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Si è svolta a Terrasini una fiaccolata per la pace che ha visto la presenza delle popolazione e delle parrocchie del centro palermitano appartenente alla Diocesi di Monreale. Presente anche l’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi.

Di seguito l’intervento dell’Arcivescovo

Oggi nella società c’è una diffusa coscienza che la guerra è un male che bisogna cercare di evitare in tutti i modi e che non la si può considerare affatto come qualcosa di inevitabile e di normale nel rapporto tra gli Stati e i popoli.

La Chiesa invocando la diffusione di una cultura di pace oggi si fa portavoce di un desiderio di pace comune a tutta l’umanità.

In questi decenni in diverse parti del mondo è stata rivalutata la guerra come strumento di soluzione dei conflitti. Non si è imparato dalla storia di dolori, così si è costruito un mondo vecchio, come il passato, pericoloso per tutta l’umanità.

Chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (Art. 11).

Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti ha scritto: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.

Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza.

La gente comune che paga sulla propria pelle le follie della guerra è la vera vittima, pensiamo agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini e siamo chiamati ad aprirci alla solidarietà e all’accoglienza nei confronti dei profughi ucraini.

C’è un grande dolore in noi. Prima di tutto per chi soffre, fugge, è caduto, per le giovani vite messe a rischio. Per le nostre sorelle, i nostri fratelli, in Ucraina. La guerra è fratricidio. per i cristiani, per i governi, per quello russo, quello ucraino, è l’ora del lutto: diversi motivi, responsabilità, ma un unico lutto. Non possiamo rassegnarci alla guerra. Il nostro rifiuto della guerra si fa preghiera a colui che è il Signore della storia, perché questa guerra abbia termine. La guerra non è solo immorale, ma diabolica.

La preghiera diceva Giorgio la Pira è la più grande arma cristiana: «Più potente di una bomba atomica perché arriva dritta al cuore di Dio».

E se pregare è «interrogarsi sul senso del mondo», la speranza è che questa preghiera interroghi profondamente le coscienze di quei «reggitori del mondo» sul significato ultimo dell’esistenza umana.

Questa sera vogliamo impegnarci ad essere accoglienti pregare perchè: tacciano le armi, cessi la spirale di violenza per lasciare la parola ai negoziati di pace.