• 18 Maggio 2024 6:04

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

 S. Tommaso apostolo

Letture: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

Riflessione biblica

“Non essere più incredulo, ma credente!” (Gv 20,24-49). Incredulo, Tommaso? No! È uno che ci somiglia: abbiamo i nostri dubbi, le nostre incertezze, le nostre perplessità, specialmente quando la vita ci fa provare anche esperienze amare. È stato un credente realista, capace di seguire Gesù con generosità e disposto ad aderire a lui fino a sacrificare se stesso: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). È attento a ciò che Gesù insegna, ma non ama le astrazioni. Tommaso è uomo concreto: Gesù affermò che andava via per preparare un posto ai suoi discepoli e che essi conoscono anche la via per arrivare a quel posto. Tommaso credette in ciò che Gesù affermò, ma volle chiarezza: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (Gv 14,5). Domanda che ha aperto a noi una prospettiva sicura per il nostro cammino di santità: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Che meraviglia! La sua concretezza ha avuto una risposta per noi illuminante. Ancora più realista al momento del riconoscimento di Gesù risorto. Non si fidò né di Pietro né degli altri apostoli: lui vuole vedere e toccare. Di più: non vuole vedere Gesù, ma le piaghe di Gesù, perché esse stabiliscono la vera identità di Gesù, morto per noi e risorto per noi. Le vede, e professa con piena fede: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28). Un po’ eccessivo nel suo realismo, tanto che Gesù lo deve richiamare e far sì che la sua fede si esprimesse con pienezza: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” (Gv 20,27). Ma nessuno degli apostoli ha mai proclamato in maniera così chiara la propria fede in Gesù, vero Uomo e vero Dio. S. Tommaso, ci ha insegnato una cosa importante nel cammino della santità: niente astrattismi, ma sano realismo per non lasciarci illudere né dal nostro egocentrismo né da forme astratte e ambigue di spiritualità, ma sempre pronti a riconoscere che solo l’amore a Gesù e ai fratelli ci può condurre nella casa del Padre nostro che è nei cieli (Gv 14,2).

Lettura esistenziale

Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!»” (Gv 20, 26s). Possiamo dire che Tommaso, in un certo senso, è stato il primo devoto del cuore di Gesù: ha voluto un contatto anche fisico con questo cuore trafitto. Tanti fedeli dopo di lui hanno guardato a quel cuore aperto, a quella ferita e vi hanno trovato tesori. Dice nel suo Cantico spirituale san Giovanni della Croce: “Cristo è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine”. E san Pietro Canisio: “Tu, alla fine, come se mi si aprisse il cuore del tuo sacratissimo corpo, mi hai comandato di bere a quella sorgente, invitandomi, per così dire, ad attingere le acque della mia salvezza dalle tue fonti, o mio Salvatore”. Infine san Tommaso ha una meravigliosa professione di fede piena in Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”. Non c’è espressione più forte in tutto il Vangelo. Tommaso ha attinto la sua fede nella contemplazione di Gesù risorto con i segni della passione: nella sua incredulità è stato condotto alla fede dalla ferita del cuore. L’incredulità iniziale di Tommaso fu destinata ad essere vantaggiosa per noi. S. Gregorio osserva che Tommaso, toccando Gesù guarisce la nostra fede riluttante.