• 4 Ottobre 2024 13:50

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Venerdì della XIX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ez 16,1-15.60.63; Is 12,2-6; Mt 19,3-12

Riflessione biblica

“E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?” (Mt 19,3-12). Tale domanda non è rara, ma in ogni caso è il fallimento di una relazione d’amore. E Gesù va alla radice di un tale fallimento: “la durezza del cuore”. Un cuore che ama cerca l’unione, non la divisione. Non accusa, ma dialoga. Non stabilisce un ordine di grandezza, ma si ricorda della parola di Gesù: “Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve” (Lc 22,26). Ma anche ciò che ha detto S. Paolo: “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Ef 5,21). Non si chiude nel proprio individualismo, negativo e senza rispetto: “Nessuno cerchi l’utile proprio, ma quello altrui” (1Cor 10,24). Purtroppo, molti credenti alle parole di Gesù preferiscono la “via comoda” del divorzio o del vivere in compagnia. Si cerca un’unione libera, dove al posto del marito o della moglie c’è il compagno o la compagna. E se le cose non vanno bene, non c’è neppure bisogno di divorzio. Eppoi, è di moda anche la confusione dei sessi. Tutto in nome della libertà! Ma la libertà non si regge sull’individualismo, né sull’egoismo e tantomeno sugli interessi personali o sessuali: “Fratelli, siete stati chiamati a libertà. purché questa libertà non divenga un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5,13-14). Solo l’amore rende umano il “vivere insieme e tale “amore sacro” è voluto da Dio: “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela” (Gen 1,27-28). È la volontà creatrice di Dio che unisce l’uomo e la donna: il loro “patto sacro” non unisce solo i loro corpi per attrazione fisica, ma le loro persone in un dialogo d’amore: “Chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa” (Ef 5,28-29). Solo la “durezza del cuore”, la legge dell’egoismo, può rendere vano il progetto d’amore che Dio ha posto nel cuore dell’uomo e della donna.

Lettura esistenziale

“Vi sono eunuchi che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca” (Mt 19, 12).  Tra i consigli evangelici, eccelle il prezioso dono della perfetta continenza per il Regno dei cieli: dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni perché più facilmente, con cuore indiviso, si consacrino solo a Dio nella verginità e nel celibato, segno e stimolo della carità e speciale sorgente di spirituale fecondità nel mondo. Gesù è cosciente dei valori ai quali rinunciano coloro che vivono nel celibato perpetuo: egli stesso li ha affermati poco prima parlando del matrimonio come di una unione di cui Dio è l’autore e che per questo non può essere rotta. Impegnarsi nel celibato significa, sì, rinunciare ai beni inerenti alla vita matrimoniale e alla famiglia, ma non cessare di apprezzarli nel loro reale valore. La rinuncia viene fatta in vista del dono completo di sé a servizio del Regno dei cieli; questo giustifica e santifica il celibato. Gesù attira l’attenzione sul dono di luce divina necessario per comprendere la via del celibato volontario. Non tutti la possono comprendere, nel senso che non tutti sono capaci di cogliere il suo significato, di accettarla e di metterla in pratica. Questo dono è concesso solo ad alcuni. Nella Chiesa ci sono diversità di vocazioni, di carismi, di funzioni, come riconosceva San Paolo. La stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente. Le condizioni per una sequela fedele di Cristo nella verginità scelta per il Regno dei cieli sono: un comportamento prudente ed umile, stimolato dalla coscienza della debolezza umana e, soprattutto, una vita di intensa unione con Cristo. Quest’ultimo punto è la chiave di tutta la vita consacrata.