• 18 Maggio 2024 23:22

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Santa Rita

Letture: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33

Riflessione biblica

“Viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo” (Gv 16,29-33). Dal punto di vista storico, ciò avvenne al Getsemani: “Tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono” (Mt 26,56). Da quello ecclesiale, molti hanno lasciato di seguire Gesù: “Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri” (1Gv 2,19). Ma le parole di Gesù sono ancor più vere nella vita spirituale: ciascuno l’ha provato, quando non ci siamo fidati di Gesù e abbiamo lasciato che il nostro io prendesse il sopravvento su Dio. Dobbiamo guardarci dall’incoerenza del nostro credere e non credere, dall’autosicurezza con cui ci muoviamo nel cammino spirituale. Quando lasciamo Gesù solo, ci disperdiamo e invece di avere la verità che ci rende liberi (Gv 8,32), diveniamo schiavi delle idee del mondo: “Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1Gv 2,15). Se lasciamo Gesù solo, il nostro amore diviene apatico e infruttuoso: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Gesù, però, non ci dice queste cose per rattristarci, ma per stimolare il nostro amore e crescere in lui: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Cacciamo via la tentazione di abbandonare Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. Con la prontezza di Pietro diciamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). Saldi nella fede, non avremo paura e troveremo il coraggio di affrontare le sofferenze e le tribolazioni della vita, convinti che “il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2Cor 4,17). Anzi, in quei momenti difficili sentiremo risuonare la sua voce: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 14,27; 16,33).

Lettura esistenziale

“Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33). Parole di grande consolazione sono quelle pronunciate da Gesù nel Vangelo odierno. Il mondo, teatro della storia del genere umano, reca i segni dei suoi sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie. Esso, chiamato per amore all’esistenza, è conservato in vita dal Creatore e dal Cristo sulla croce viene redento. Nelle inevitabili «tribolazioni della vita» il cristiano deve affidarsi al Signore nella preghiera, con la certezza di ricevere da Lui quella vera pace che infonde coraggio e speranza. Riconoscere e accogliere la forza trasformante della fede in Gesù Cristo sostiene i cristiani nelle inevitabili prove e tribolazioni della vita. Siamo chiamati a contemplare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, cioè la sua risurrezione, come un evento che trasforma radicalmente quanti credono in Lui e apre loro l’accesso ad una vita incorruttibile e immortale. Cristo è la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore.