• 29 Aprile 2024 1:05

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della VI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Gc 1,1-11; Sal 118; Mc 8,11-13

Riflessione biblica

Egli, traendo un profondo sospiro, disse: Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno” (Mc 8,11-13). Ha ragione Gesù! Dopo tanti miracoli compiuti: scacciò i demoni, moltiplicò i pani, guarì molti infermi nel corpo e nello spirito, risuscitò la figlia di Giairo, calmò la tempesta, chiedere un altro segno è manifesta incredulità. Per questo, Gesù, “indignato e rattristato per la durezza dei loro cuori” (Mc 3,5), non concesse loro alcun segno. Erano ciechi che non hanno voluto vedere nell’operato di Gesù il mistero della divina misericordia. Soffrivano di sclerocardia, di cuore duro, non ascoltavano la parola che illumina con la sapienza e non vedevano i gesti di misericordia che Gesù compiva per la nostra salvezza: “Mentre i giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per noi Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,22-24). Anche noi spesso chiediamo ulteriori “segni”. Gesù sospira: triste per la durezza dei nostri cuori, che non sanno leggere tutti i benefici che la sua parola produce in noi, tutte le grazie che i suoi sacramenti producono nel nostro cammino di fede, tutto l’amore che ci ha dato e che ci rende fratelli e sorelle attraverso la misericordia e il perdono. Spesso scambiamo Gesù per un mago, mentre egli ci chiede di seguirlo compiendo la volontà di Dio. Esigere altri segni da Gesù significa non riconoscere la sua azione misteriosa che da peccatori ci ha reso uomini e donne in cammino verso la salvezza. Per noi, il miracolo più grande è proprio Gesù: egli ci mostra la via di Dio verso la salvezza, da buon cireneo porta con noi la nostra croce quotidiana e dalla Croce ci attira a sé: “Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).

Lettura esistenziale

“Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova” (Mc 8, 11-13). Il Vangelo di oggi narra una discussione dei farisei con Gesù. Anche Gesù, come avvenne con Mosè nell’Antico Testamento, aveva alimentato la gente affamata nel deserto, con la moltiplicazione dei pani. Segno che lui si presentava dinanzi alla gente come un nuovo Mosè. Ma i farisei non furono capaci di percepire il significato della moltiplicazione dei pani e chiedono a Gesù ancora segni. Non è bastata la moltiplicazione dei pani? Né la guarigione dei lebbrosi o dei ciechi o del paralitico? No, evidentemente. Non basterà neppure il grande segno della resurrezione di Lazzaro né l’ultimo, definitivo segno della propria resurrezione. Gesù non da alcun segno perché non c’è desiderio sincero in loro, né amore, né curiosità autentica, né, soprattutto, alcuna capacità di mettersi in discussione. La loro supponenza impedisce loro di vedere e credere nei segni che compie il Messia. Oggi come allora l’uomo chiede dei segni, pone delle condizioni per poter credere, ma la fede è più semplice, più libera, più vera ed obbliga a metterci in discussione ed essere veri con noi stessi e con Dio.