Commento al Vangelo di Don Ciro Lo Cicero
XVI domenica del Tempo Ordinario
Letture: Gn 18,1-10; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Se domenica scorsa abbiamo imparato ad agire in modo misericordioso come il buon samaritano, oggi, aiutati dalla bellissima pagina del Vangelo, siamo chiamati a fare sintesi nella nostra vita tra la dimensione attiva (quella del servizio) e la contemplativa (quella dell’ascolto).
“In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio…” (v.38)
Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme non è un semplice trasferimento, ma è la visita di Dio al suo popolo. Gesù fa sosta nel villaggio di Betania, accolto nella casa delle sorelle Marta e Maria. La loro premurosa accoglienza è un esempio di ospitalità delicata e piena d’amore, anche se espressa con atteggiamenti diversi.
“…Maria …seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi”. (v.39-40)
Maria va subito a sedersi ai piedi di Gesù e ascolta con umile e docile attenzione le sue parole. Marta, invece, come padrona di casa, pensa subito a preparare un buon pranzo al Signore. Ci accorgiamo subito che si tratta di una pagina provocatoria per la nostra vita personale e comunitaria.
Dalla Parola impariamo che:
- Bisogna accogliere l’altro non solo nella propria casa, ma anche nella propria vita;
- E’ solo da un forte rapporto di amicizia con il Signore che nasce in noi la capacità di vivere e di portare l’amore di Dio, la sua misericordia, la sua tenerezza verso gli altri.
- Una preghiera scrupolosa e un ascolto attento della Parola che però non porta all’azione concreta verso il fratello povero, malato, bisognoso di aiuto, il fratello in difficoltà, è una preghiera sterile e un ascolto incompleto.
- Nelle nostre comunità possiamo correre il rischio di essere “attivisti del sacro”, dando più peso alle cose da fare, alle funzioni da celebrare, alle strutture da conservare, e dimenticandoci della centralità di Cristo da custodire.
- Non riserviamo più tempo per il dialogo con Lui nella preghiera, rischiando così di servire noi stessi e non Dio, presente nei fratelli.
Potremmo continuare a lungo il nostro elenco.
Carissimi, la Parola penetri profondamente nel nostro cuore e ci disponga a renderla “pratica” nella nostra vita per essere seme fecondo nell’ambiente in cui siamo chiamati a vivere e a svolgere la nostra missione.
Buona domenica a tutti.