• 29 Aprile 2024 15:05

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Mercoledì della Ix settimana T.O
Letture: Tb 3,1-11.16-17; Sal 24; Mc 12,18-27

Riflessione biblica

“Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’han-no avuta in moglie”. Ancora una disputa condotta con molta ipocrisia. E Gesù con pazienza la smonta e ci offre un altro capolavoro di sapienza. I sadducei, basandosi solo sul Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia), “affermavano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti” (At 23,8); la loro era una disputa ridicola, senza fede e di un sapore maschilista ributtante, che mette in ridicolo la legge stabilita da Dio in Dt 25,5-6. Gesù la confuta partendo proprio dalla parola di Dio: allude al “roveto ardente” che non si consumava e ne trae una verità profonda: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi!” (Es 3,1-6.15). Dio, facendoci partecipi della risurrezione, ci immette in una condizione più profonda del nostro essere umani: “nella risurrezione dei morti, (l’uomo) è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale” (1Cor 15,42-44). Risurrezione-1-300x203 Dio dei viviDubitare di ciò è mancanza di fede nella potenza trasformatrice di Dio: non saremo angeli, ma come gli angeli di Dio. Essi, per continuare a vivere, non hanno bisogno di “generare o di essere generati”; la procreazione umana è legata alla “temporaneità transitoria” della nostra esistenza umana: l’uomo continua a vivere nei figli e nei nipoti. Con la risurrezione, siamo aperti all’immortalità e alla fecondità spirituale di Dio: “Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. È necessario che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità” (1Cor 15,49.53). Abramo, Isacco e Giacobbe, hanno creduto in Dio e pur essendo morti fisicamente, essi sono vivi per la potenza di Dio, tanto che in loro nome di Dio continua la sua alleanza con noi che crediamo nella sua potenza di vita. Di più: nel battesimo siamo stati immersi nella morte e risurrezione di Gesù (Rom 6,4), per questo crediamo nella sua parola: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26).