• 2 Maggio 2024 21:14

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Venerdì della V settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Re 11,29-32; 12,19; Sal 80; Mc 7,31-37

Riflessione biblica

“Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; e gli disse: Effatà, cioè: Apriti!” (Mc 7,31-37). Questa parola ci è stata consegnata nel battesimo, mentre il sacerdote ci ungeva le orecchie e le labbra con il crisma: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre” (Liturgia battesimale). Non sono gesti magici, ma gesti di salvezza: rinnovano l’uomo intero e lo rendono capace di proclamare che Gesù è il Messia, che “apre gli occhi ai ciechi e apre gli orecchi dei sordi” (Is 35,5). Di più: nel battesimo siamo stati segnati con la Croce di Gesù: sugli orecchi per ascoltare la voce del Signore; sugli occhi per vedere lo splendore del volto di Dio; sulla bocca, per rispondere sì alla parola di Dio; sul petto, perché Cristo abiti per mezzo della fede nei nostri cuori; sulle spalle, per sostenere il giogo soave di Cristo. Ecco il “grande miracolo” di Gesù, simboleggiato nel miracolo del sordomuto e operato per noi nel battesimo: “Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,27-28). “Gli toccò le orecchie”, per ascoltare la parola di Dio, farla entrare nel cuore e divenire “uno in Gesù”; gli toccò la lingua, per proclamare e testimoniare la verità: “Rimanete nella mia parola, sarete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). “Disse: Apriti”, perché il nostro cuore sia aperto alla grazia di Dio, diveniamo operosi nell’amore e proclamiamo: “Grandi cose ha operato il Signore per noi” (Lc 1,49), nella fede “fa udire i sordi e fa parlare i muti” (Mc 7,37).

Lettura esistenziale

“Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: ‹‹Effatà››, cioè: ‹‹Apriti››” (Mc 7, 33s). Al centro del brano evangelico odierno che narra la guarigione del sordomuto, Gesù pronuncia una piccola parola che riassume tutto il messaggio e tutta l’opera di Cristo: “Effatà”, che significa: “Apriti”.In quell’istante, riferisce l’evangelista, all’uomo fu restituito l’udito, gli si sciolse la lingua e parlava correttamente. La guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo, Tutti sappiamo che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il «cuore». È questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri.“Effatà” è una parola che ha un significato molto importante anche per noi oggi. Ci invita ad aprire i nostri cuori alla grazia. Aprirsi alla grazia significa accogliere e mettere in pratica la Parola del Vangelo che ci dice: porgi l’altra guancia e non reagire; perdona e non accusare; sopporta e non ti ribellare; cerca di comprendere e non giudicare; parla bene e non mormorare; accetta i tuoi limiti e quelli degli altri; sii misericordioso e non cercare di farti giustizia da te. Accogliere la grazia, mettendo in pratica la Parola di Dio e diventando vulnerabili, è l’unico modo per diventare discepoli di Cristo, è l’unico modo per entrare nella verità del vangelo.