di Angela, Antonella e Nunzio – Alcune famiglie, facenti parte della “Tenda di Abramo” di Gangi, insieme a fra Giuseppe Maggiore, nostra guida spirituale, lo scorso fine settimana, ci siamo recati a Palermo presso il Convento della Gancia dove opera fra Loris D’Alessandro, lì abbiamo incontrato alcuni senza fissa dimora che frequentano sia la mensa, messa a disposizione dal Convento, che uno dei dormitori comunali di Palermo, lì abbiamo preparato è condiviso con loro la cena e alcuni momenti di allegria. In serata ci siamo fermati a pregare davanti a Gesù Eucarestia.
Siamo partiti dalle nostre case con la consapevolezza di volerci confrontare con la sofferenza altrui, farla nostra, per prendere coscienza del fatto che nelle nostre città, parecchie persone si trovano a vivere ai margini della società a causa di grandi difficoltà, derivanti da disagio economico o sociale. Queste persone hanno poche possibilità di rimettersi in piedi da sole e spesso manca quell’aiuto che ci si può aspettare dallo Stato.
Domenica, dopo la celebrazione, sempre nel convento della Gancia, abbiamo ascoltato la testimonianza diretta di chi il carcere lo ha vissuto in espiazione di pena, ovvero sei ragazze ex detenute del carcere Pagliarelli, provenienti da varie parti del mondo, che oggi sono ospitate nel convento, dove a poco a poco stanno cercando di riprendere in mano la vita. Dal loro racconto abbiamo potuto constatare che non è libero chi ha lasciato dietro di sé le mura di un carcere, ma bensì chi è riuscito ad abbattere il muro che il passato ha eretto intorno al loro cuore, anche se questo non è facile e richiede tanta forza di volontà, ma soprattutto una mano tesa che ti guidi, che ti sorregga quando rischi di inciampare.
Il convento della Gancia retto dai Frati Minori di Sicilia, è diventato una realtà aggregativa e sociale che comunica direttamente con il carcere, in una prospettiva di accoglienza e di supporto, tesa a favorire il pieno reinserimento di soggetti svantaggiati socialmente. È in questa realtà che le persone s’incontrano, si confrontano, si scambiano i loro patrimoni di vita e di esperienza e che consente a chi è sempre vissuto ai margini della strada e della vita, di sentirsi parte integrante del corpo sociale. È in questa realtà che si lavora per crescere autonomamente e dare in tal modo a chi viene accolto gli strumenti per recuperare il senso della sua identità e umanità, in una dimensione di accoglienza e di promozione umana e sociale.
Torniamo a casa arricchiti e consapevoli di essere parte di una grande fraternità che di giorno in giorno il Signore ci fa dono.